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Napoli – E’ molto grave quando un sindaco, un’amministrazione comunale che dovrebbe essere una parte dello Stato, un avamposto dello Stato per risolvere il problema diventa una parte del problema perché sta dall’altra parte”. Lo ha detto Luigi Riello, procuratore generale di Napoli, in occasione della cerimonia in piazza Municipio nel trentennale della strage di Capaci. Riello ha affermato che ”il brutto di un Paese è quando non si riesce a distinguere tra guardie e ladri, quando le divise si confondono siamo alla fine, come quando avviene lo scioglimento per infiltrazioni mafiose dei Consigli comunali”. Il procuratore ha ricordato che in Campania, Marano è stato sciolto più volte “e abbiamo avuto i recentissimi casi di Castellammare di Stabia e di Torre Annunziata”.

FALCONE – Tra chi diceva, e dice oggi, ‘Giovanni mi diceva’, ‘Paolo mi ha raccontato’, ‘eravamo amici e molto legati’, c’erano i corvi e chi giocava su due tavoli. Sono loro che hanno condannato Falcone prima della mafia e di altre forze che purtroppo si sono unite alla mafia”. Lo ha detto il procuratore generale di Napoli, Luigi Riello, intervenuto alla cerimonia in piazza Municipio per il 30esimo anniversario della strage di Capaci. Riello ha sottolineato che ‘‘ci sono ancora tanti misteri su Capaci e ancor di più per quanto riguarda la strage di via D’Amelio. Questa storia è una pagina nera e noi dobbiamo combattere l’indifferenza e vedere qui oggi tanti giovani schierati e consapevoli è molto confortante perché questa coscienza civile all’epoca ancora non c’era”. Il procuratore ha ricordato che ‘‘tutti restammo sgomenti quando esplose quella bomba a Capaci, ma il 19 luglio per la morte di Paolo Borsellino anche da noi magistrati non ci fu una reazione forte come invece un fatto così sconvolgente avrebbe dovuto registrare. Quel giorno erano quasi tutti in vacanza – ha raccontato – ma io no e ricordo che ci trovammo a Castel Capuano, nell’aula della prima sezione civile, per una riunione spontanea, ma eravamo pochi: doveva esserci una reazione spontanea a quell’attacco allo Stato, bisognava sentire il bisogno di riunirsi e mobilitarsi immediatamente, ma all’epoca questo non ci fu, oggi ci deve essere”.

MAFIE – Si comincia a parlare dell’abolizione del 41 bis. No, non è questa la strada. Certo noi abbiamo raschiato il barile della costituzionalità e della democrazia, ma se c’è uno strumento che può isolare i mafiosi è il 41 bis”. Lo ha detto il procuratore generale di Napoli, Luigi Riello, intervenuto alla cerimonia in piazza Municipio per ricordare la strage di Capaci a 30 anni da quei drammatici fatti in cui persero la vita per mano della mafia il giudice Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Riello, nel sottolineare che ”ci sono segnali che non mi piacciono”, ha evidenziato che ”se il mafioso, il camorrista, lo ‘ndranghetista continua a comandare dal carcere, non abbiamo fatto nulla e vanifichiamo il sacrificio e l’impegno eroico e quotidiano di tutte le forze di polizia. Quindi – ha proseguito – vegliamo su questo perché lo Stato deve essere compatto e non può cancellare il sacrificio dei suoi eroi, ma non lo deve fare soltanto con le manifestazioni, i ricordi e la retorica, lo deve costruire ogni giorno con la coerenza dei comportamenti, con leggi giuste e mirate senza fare esercizi di ipocrisia che poi sono vestiti da grandi esercizi di costituzionalità e di civiltà giuridica. La civiltà giuridica significa combattere le mafie”, ha concluso.