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Ancora un fatto violento, l’ennesimo, all’interno delle carceri campane, questa volta nell’istituto femminile di Pozzuoli dove una detenuta ha aggredito una poliziotta. A denunciarlo è Tiziana Guacci, segretario regionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. “Nella giornata di ieri – racconta – è avvenuta un’aggressione ad una poliziotta all’interno del reparto Articolazione per la Tutela della Salute Mentale della casa circondariale di Pozzuoli: l’agente ha riportato un trauma facciale con la prognosi di quattro giorni”. 

La detenuta, trasferita da un penitenziario romano per essere collocata in una Rems, Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, per mancanza di posti è stata assegnata all’Atm di Pozzuoli. Per fortuna, il tempestivo intervento delle altre colleghe ha impedito peggiori conseguenze. Ancora una volta, dunque, il Sappe deve segnalare l’ennesimo episodio di aggressione in un carcere regionale campano. La carenza di organico nelle carceri della Regione non è più tollerabile, soprattutto se si tiene conto delle oggettive difficoltà del Personale a gestire detenuti problematici, stranieri e psichiatrici. Alla collega contusa va la solidarietà del Sappe Campania e l’augurio di una pronta guarigione”. Anche Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime solidarietà alla poliziotta contusa a Pozzuoli: “Siamo preoccupati dall’alto numero di eventi critici che si registrano ogni giorno nelle carceri campane: e siamo sconcertati dall’assenza di provvedimenti in merito contro chi si rende responsabile di queste inaccettabili violenze, determinando quasi un effetto emulazione per gli altri ristretti violenti. Aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno. È per noi importante e urgente prevedere un nuovo modello custodiale ed è necessario intervenire con urgenza”. Per Capece non c’è più tempo da perdere: “Servono – dice – interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto”.