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Roma – Tensione nell’aula Occorsio del Tribunale di Roma nel corso del processo per l’omicidio di Mario Cerciello Rega, vicebrigadiere dei Carabinieri ucciso il 26 luglio scorso con cinque coltellate all’addome. Il suocero è stato colto da un malore mentre in aula si stava ascoltando la telefonata fatta ai soccorsi nella notte dell’omicidio. Caduto a terra, l’uomo ha portato i giudici della prima corte d’assise a sospendere l’udienza per permettere l’intervento del medico.

“Ci avviciniamo frontalmente ai due e tiriamo fuori il tesserino dicendo che eravamo Carabinieri”, ha spiegato Andrea Varriale, di pattuglia in borghese insieme a Cerciello Rega nella notte in cui quest’ultimo è rimasto ucciso. Ascoltato come testimone dei fatti, Varriale ha dichiarato: “Dopo esserci qualificati ho riposto in tasca il tesserino. Mario ha fatto la stessa cosa. Abbiamo fatto quello che facciamo sempre. Loro non avevano nulla in mano. Noi andavamo ad identificare due persone. I due ci hanno immediatamente aggrediti. Io fui preso al petto da Natale e rotolammo in terra. Allo stesso tempo sentivo Cerciello che urlava “fermati carabinieri”, aveva una tono di voce provato.

“Tutto è durato pochi secondi, io lascio andare il mio aggressore perché ero preoccupato per le urla di Mario. Alzo la testa e vedo lui in piedi che mi dice ‘mi hanno accoltellatò per poi crollare per terra. Mi sono quindi tolto la maglietta e ho provato a tamponare la ferita, ma il sangue usciva a fiotti. Ho chiamato subito la centrale per chiedere una ambulanza”, ha concluso Varriale.