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Napoli – Quando il 15 novembre scorso i carabinieri hanno bussato alla sua porta di casa per eseguire una perquisizione domiciliare ha subito capito che di lì a breve si sarebbe ritrovato con le manette ai polsi. Emanuele Cuomo, 26 anni, ha quindi fatto l’unica mossa che gli avrebbe permesso di alleggerire la propria posizione. Collaborare alle indagini: «Quella sera fui contattato da Luca Barbato, che è il padre della mia ragazza, il quale mi disse che sa- rei dovuto andare con lui a fare un servizio, in particolare avrei dovuto attenderlo in via Pigna. Ho avuto subito il sentore che c’era qualcosa che non andava dal momento che mio suocero è solito commettere reati. Non potendo comunque tirarmi indietro, decisi di assecondarlo». È il punto di svolta dell’indagine. 
Al netto della raffica di intercettazioni telefoniche e video analizzati, è stato dunque Cuomo l’indagato che con le proprie dichiarazioni, alcune delle quali ritenute però non del tutto genuine, rese già nell’immediatezza del controllo eseguito nella sua abitazione, ha dato il principale slancio allo sviluppo delle indagini: «Alle 23 del 2 novembre – ha raccontato il 26enne – Barbato è giunto a bordo di una Nissan “Micra”, che non aveva mai avuto nella sua disponibilità, insieme ad altre auto che viaggiavano ad alta velocità, tanto che non riuscivo nemmeno a stargli dietro. Infatti persi le loro tracce e contattai Barbato telefonicamente». Senza neppure avere il tempo di rendersene conto, Cuomo si sarebbe quindi ritrovato tra i protagonisti della staffetta: «Mi disse – prosegue il giovane – di andare in zona Pianura in quanto mi attendeva lì. Con lui c’era anche Raffaele Bevivino, i due erano appiedati e avevano lasciato da qualche parte le due auto. Barbato mi disse poi che avrei dovuto prelevare una terza persona di nome Rosario (Di Fusco, ndr), il quale si trovava a Soccavo ad attenderci. Probabilmente era un uomo a bordo di un’altra vettura». 
A questo punto arriva anche la retribuzione per il compito svolto: «Barbato mi consegnò 50 euro che ho usato per fare benzina e comprare le sigarette. Quando ho ricevuto la somma, Barbato mi informava che avrebbe dovuto da- re del denaro anche a Carlo Barbella, G.B. (il minorenne, ndr) e Davide Frattini, per il lavoro che avevano fatto insieme a lui quella notte. Il giorno dopo, sempre da Barbato, venivo a conoscenza che i tre avevano ricevuto la somma 150-200 euro a testa per il lavoro svolto». Quanto al proprio ruolo, il 26enne ha invece spiegato agli investigatori dell’Arma che «la sera della rapina, era alla guida di una Fiat “500” di proprietà della moglie di Luca Barbato». Cuomo avrebbe dunque avuto un ruolo di supporto logistico e di recupero del gruppo una volta nascoste in un luogo sicuro le macchine rubate pochi minuti prima all’interno dell’autorimessa Mafran di via Battistello Caracciolo. Nella retata messa a segno ieri mattina, vale la pena ricordarlo, sono finiti in manette, oltre al minorenne e al 26enne Emanuele Cuomo, anche Luca Barbato, 43 anni, Davide Frattini, 23 anni, Rosario Di Fusco, 41 anni, Carlo Barbella, 21 anni, e Raffaele Bevivino, 41 anni.