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Napoli – Il nome di Luca Saltalamacchia come candidato presidente alla Regione Campania della lista ambientalista e di sinistra Terra viene fuori in tarda serata dopo riunioni fiume e a tambur battente. Con il patto di tenere le bocche cucite fino a stamani.

Una figura scelta perché incarna i movimenti e i comitati ambientalisti piuttosto che Insurgencia o le forze politiche. Quest’ultime comunque non rinunciano a mettere in campo con l’escamotage della formula del ticket uomo-donna anche la candidata di loro espressione. Ovvero il consigliere comunale di Marano in quota Sinistra italiana, nonché storica attivista del movimento antidiscarica dell’area nord di Napoli,  Stefania Fanelli.

Appena la notizia di Saltalamacchia, anticipata da Anteprima24 si diffonde, fa subito rumore. Rispetto ai candidati circolati e poi bruciati finora, l’avvocato napoletano se non fa tremare, sicuramente mette in difficoltà. Un nome forte e conosciuto tra gli attivisti dell’ambiente che potrebbe conquistare non solo i grillini duri e puri a cui la candidatura bis di Valeria Ciarambino non va proprio giù e che avrebbero preferito un personaggio strettamente impegnato per l’ambiente come Sergio Costa, poi sfumato. Ma potrebbe spostare anche i voti di un certo mondo di sinistra e ambientalista all’interno del Pd.

Saltalamacchia è conosciuto, infatti, come l’avvocato delle popolazioni indigene contro i grandi colossi nelle battaglie ambientali.  Ha difeso la comunità di Ikebiri vittima dell’inquinamento del Delta del fiume Niger (Nigeria) ad opera di una società controllata da ENI. E per questo ha anche un primato: nel maggio del 2017 ha introdotto – per conto di questa comunità – il primo giudizio in Italia contro una società controllante per devastazione ambientale commessa da una sua controllata all’estero. Ha difeso la popolazione sfollata a causa del progetto della Diga di Ilisu (Kurdistan turco) finanziata da una Banca controllata da Unicredit; la tribù di Maya Ixiles le cui terre erano minacciate dalla Centrale Idroelettrica di Palo Viejo (Guatemala) ad opera di una società controllata da ENEL; la popolazione sfollata a causa della costruzione della diga di El Quimbo (Colombia) ad opera di una società controllata da ENEL. 

Insieme ad associazioni ambientaliste come Friends of the Earth  ha seguito quindi diversi casi di violazione di diritti umani perpetrate da multinazionali italiane ai danni di popolazioni locali per effetto di progetti che hanno un forte impatto ambientale. Da giugno 2018 si occupa di cambiamento climatico. Ed è tra i promotori del “Giudizio Universale”: la prima causa climatica contro lo Stato Italiano per l’inefficacia delle sue politiche climatiche.
Impegnato nella lotta alla deforestazione ed all’utilizzo delle biomasse legnose, nonché all’implementazione del 5G i cui effetti ambientali e sanitari sono ignoti, ora guarda verso Palazzo Santa Lucia.

A sostenere Saltalamacchia e Fanelli Stop Biocidio, i comitati e movimenti ambientalisti, Insurgencia, Sinistra italiana, Rifondazione comunista e Comunisti italiani che martedì 28 luglio alle ore 11 terranno la conferenza stampa di presentazione della lista civica ecologista Terra. 

Dopo Taverna del Re e l’arenile di San Giovanni a Teduccio, scelta come location un altro luogo simbolo. Ovvero davanti all’assessorato regionale all’Ambiente.

“Abbiamo scelto la copresidenza , la candidatura di un uomo e di una donna insieme, seguendo la lezione femminista e democratica del popolo curdo, un popolo per cui Luca ha lottato con le armi del diritto” spiegano gli attivisti.

“La Campania non è un’isola. È terra inquinata in un mondo malato” dicono mentre è pronto anche il simbolo. Un uomo che guarda verso la scritta Terra mentre la sua ombra si staglia sul terreno. E non è quella di un essere umano, ma di un albero che prende vita. Così proprio come la lista Terra: nata sulle radici di attivisti storici e su anni di battaglie ambientali, ma che ora tenta di far germogliare nuove foglie nella sfida per la rinascita della Campania. 

Il simbolo della lista Terra