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Sorvoli a bassa quota, dalla mattina alla sera, rumori a tutte le ore. Per questo sei cittadini, con ricorso d’urgenza al tribunale civile di Napoli, invocano la tutela del diritto alla salute. Domani, nel silenzio mediatico, l”udienza davanti al giudice. Convenuti in giudizio sono Gesac, gestore dello scalo di Capodichino, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, l’Enac e l’Enav. I ricorrenti risiedono tra Centro Storico, Colli Aminei, Capodimonte e Vomero. In via cautelare chiedono “la cessazione delle immissioni intollerabili”, mediante “’adozione di qualsivoglia misura”. Compreso “il divieto di sorvolo, fino a quando non si saranno adottate misure tecniche” per impedirle. E in caso di ordine inibitorio, di disporre una penale giornaliera per ogni violazione. Tra chi ha adito le vie legali, anche Stefania Cappiello, presidente del comitato No Fly Zone, e Antonio Di Gennaro, delegato provinciale mobilità di Assoutenti Campania. Ai comparenti, “per il rombo dei motori degli aerei in passaggio (decollo ed atterraggio), a poche centinaia di metri di altezza dalle loro abitazioni – sostiene la memoria di costituzione -, è impedita ogni normale e quotidiana attività che si svolge in una casa, come riposare, leggere un libro, guardare la televisione o semplicemente parlare a telefono“. Al riguardo, c’è agli atti un video. Dalle immagini si comprenderebbe “sia la distanza ravvicinata del velivolo sia il livello di rumore assordante che provoca”.

Il ricorso cita recenti dichiarazioni dell’ad di Gesac, Roberto Barbieri. Le nuove rotte, infatti, consentirebbero un taglio del rumore del 43% sulla città Napoli. Tuttavia, secondo l’amministratore delegato, adesso le proteste arriverebbero da Chiaiano e da altri comuni a nord del capoluogo, come Marano. “Ciò a dimostrazione del fatto che – affermano i ricorrenti – anche l’Ad della società di gestione aeroportuale è consapevole della grave situazione che si è creata con la crescita esponenziale dello scalo di Capodichino; del resto, la serie storica dei movimenti rinvenibili sul sito di Assoaeroporti (al seguente link: https://assaeroporti.com/statistiche_202310/ ) dimostra l’incredibile incremento raffrontando il traffico aereo degli anni“. Ad ottobre 2023, appunto, lo scalo avrebbe “già totalizzato ben 79.401 movimenti”. Così, l’aeroporto si appresterebbe “a superare gli 84.000 movimenti che, come dichiara l’Enac” in un allegato del ricorso, “è il limite massimo fissato nel 2018”. Per i ricorrenti, “Capodichino, nonostante abbia una sola pista è l’unico d’Italia autorizzato a 30 movimenti (decolli ed atterraggi) all’ora, quindi, un sorvolo sulla città metropolitana ogni due minuti”. Tra le carte, anche verbali della commissione aeroportuale antirumore. In uno di questi “si legge che l’ente di controllo ha notificato 50 verbali per violazione della procedura antirumore ed altri 10 sono in corso di notifica, mentre la Gesac ‘rappresenta che, negli ultimi 15 anni, i passeggeri sono cresciuti di 5,5 volte il numero di movimenti, passando da 5,7 a 11 milioni, mentre il numero di voli è 4 cresciuto del 16%, da 73mila a 84mila movimenti annui”. Questo dimostrerebbe “come il conseguente rumore proveniente dal sorvolo di aerei, se prima era sporadico, adesso è divenuto sistematico e continuativo con conseguente compromissione della vita e della salute”.

LA DIFESA DEI CONVENUTI

I quattro convenuti, dal canto loro, contestano tutti legittimità e fondatezza del ricorso. L’Enac asserisce che “nessuna della presunte compromissioni al diritto alla salute è supportata da prove”. Peraltro, “il rispetto della normativa antirumore” sarebbe testimoniato “dagli enti preposti”. A partire dal Ministero dell’Ambiente, come risulterebbe da una riunione della commissione antirumore dell’aeroporto. Il gestore invece sottolinea: è “l’autorità amministrativa e non Gesac, attendendosi ai parametri normativi, all’esito di un procedimento amministrativo, a definire le rotte in atterraggio e in decollo“. E ritiene inammissibile il ricorso, perché la giurisdizione sarebbe del giudice amministrativo. Si chiama fuori anche il Mit, appellandosi alla “normativa primaria in materia di rotte e sorvolo aereo”, per la quale “non sussiste competenza alcuna ministeriale”. Stessa linea per l’Enav, che riporta di non avere “alcuna competenza istituzionale in ordine alla regolamentazione dell’inquinamento acustico derivante dal traffico aereo ed alla vigilanza sul rispetto delle procedure antirumore”. E adesso parola al giudice.