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Napoli – Sesto giudizio, il terzo davanti ai giudici di secondo grado napoletani, per Fabio Furlan, 31enne accusato di essere l’assassino di Cristoforo Oliva, da tutti chiamato Cristofer, scomparso nel nulla, da Napoli, il 17 novembre del 2009, quando aveva solo 19 anni. A deciderlo, ieri sera, è stata la quinta sezione penale della Corte di Cassazione che ha annullato la condanna a 21 anni di reclusione inflittagli dalla Corte di Assise di Appello di Napoli. Furlan, malgrado la pesantissima condanna inflitta dai giudici di primo grado – 30 anni di carcere – continua a vivere all’estero, in libertà, essendo stato da tempo ormai scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Quello di Cristofer è stato, e rimane, un caso di cronaca di interesse nazionale. Soprattutto perché finora, dopo 13 anni, non c’è traccia del cadavere, alimentando così l’ipotesi che possa essersi volontariamente allontanato. Durante una trasmissione tv la madre definì attendibile – per la forte somiglianza riscontrata – la testimonianza di una ragazza che disse di averlo visto, 20 giorni dopo il presunto omicidio, nella stazione Piscinola della metropolitana di Napoli. Nell’indagine rimase coinvolto anche un altro giovane, Karim Sadek, all’epoca dei fatti minorenne, la cui posizione è stata poi archiviata anche se nelle motivazioni addotte all’ultima senza di secondo grado emessa si sollevano dubbi sul fatto che Furlan possa avere agito da solo. Nell’arco di tutti questi anni sono state emesse ben tre sentenze di condanna da parte dei giudici di merito e per ben due volte è intervenuta la Suprema Corte la quale ha stabilito che le motivazioni sulla responsabilità penale dell’imputato espresse da vari giudici partenopei erano da censurare. Il primo annullamento risale al 24 giugno 2016: la prima sezione della Suprema Corte, vanificò la sentenza di condanna a 23 anni e 6 mesi inflitta dalla Corte di Assise di Appello partenopea l’11 maggio 2015. Il nuovo giudizio venne disposto accogliendo i motivi di impugnazione del cassazionista Dario Vannetiello, anche nel 2016 legale di Furlan dinnanzi ai giudici capitolini. L’ipotesi accusatoria è stata fondata sulle dichiarazioni degli amici della vittima, sugli agganci alle celle telefoniche dei telefoni in uso a Cristofer e all’imputato. In merito al movente invece si è fatto riferimento a un omicidio maturato per gelosia nei confronti di una ragazza contesa, ma anche a presunti interessi divergenti relativamente al traffico di stupefacenti.