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Napoli – Battaglia a suon di libri. Da una parte il governatore della Campania, Vincenzo De Luca che vieta la consegna a domicilio e la riapertura di librerie e cartolerie, come invece consente il Governo. Dall’altra il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris che lancia un’iniziativa per recapitare i libri a casa. Lo scontro tra Comune e Regione passa dalla pastiera ai libri. Se niente ha potuto fare rispetto all’ordinanza del Governatore che vieta la consegna di pizze e dolci, il sindaco stavolta riesce a scrivere – è il caso di dire – una pagina diversa. Come? Lancia un’iniziativa ‘Libri a casa’: librerie e cartolibrerie possono partecipare al bando pubblicato in queste ore sul sito del Comune di Napoli per consegnare i libri a domicilio. L’amministrazione comunale si farà carico di tutti i dispositivi di protezione individuale necessari, dai guanti alle mascherine. Ma anche della consegna gratuita dei libri affidandola a soggetti autorizzati ed individuati con una procedura pubblica. In più la possibilità di lasciare anche un libro sospeso per i più poveri. “Purtroppo in questo momento – spiega il sindaco la differenza di valutazioni, che trovo grave, tra il Governo nazionale e il governo regionale non ci aiuta ed è su questo che ci siamo infilati, perché riteniamo fondamentale in tempi di quarantena che le persone chiuse a casa abbiano la possibilità di riprendere un respiro di vita attraverso la cultura e la musica”. Napoli città autonoma e città della cultura, quindi. Anche in tempi di Covid-19. “Da noi – aggiunge de Magistris – in modo incomprensibile, illogico e pericoloso si impedisce la possibilità di consegnare a domicilio qualsiasi merce. Sono rammaricato che governo e Regione mettano all’ultimo posto la cultura, soprattutto per i bambini che in questo momento non hanno un libro per disegnare o leggere le favole”. Un’iniziativa per sostenere anche le librerie qui costrette a restare chiuse, a differenza di quanto accade nel resto d’Italia “e che potrebbero non riuscire ad alzare la saracinesca quando arriverà la fase 2”. Insomma per l’ennesima volta Comune e Regione sono su posizioni totalmente opposte e se c’è una cultura che in questo caso manca di sicuro è quella della condivisione istituzionale.