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La procura regionale della Corte dei Conti definisce l’affaire smart card una “‘fuga in avanti’, rectius, uno sconfinamento della Regione Campania in ambiti non di sua pretta e specifica competenza”. Cioè, delle prerogative dello Stato centrale. In 51 pagine di inviti a dedurre, i sostituti Davide Vitale e Mauro Senatore fanno le pulci all’Unità di crisi, per l’acquisto delle schede di attestato digitale di vaccinazione anti covid. Le cards furono prodotte dalla Ermes spa (non coinvolta nell’inchiesta). Una spesa costata oltre 3 milioni di euro all’ente di Santa Lucia. I magistrati ipotizzano un danno erariale di 928.725 euro a carico del governatore Vincenzo De Luca, pari al 25% dell’importo.

A seguire, per altri componenti della task force, contestano il presunto danno a carico di Massimo Bisogno (pari al 25%, corrispondente a 928.725 euro); Italo Giulivo (20%, pari a 742.980 euro); Antonio Postiglione (10%, pari a 371.490 euro); Ugo Trama (10%, corrispondente a 371.490 euro); Roberta Santaniello (10%, pari a 371.490 euro). La sequenza temporale: il 5 febbraio 2021 l’Unità di crisi sfornò il provvedimento sulle cards vaccinali. L’atto però sovrasterebbe “gli stringenti limiti (pressoché meramente esecutivi) – affermano gli inquirenti – di intervento del soggetto attuatore”, ossia la Regione. Perché se a quella data “non erano ancora stati assunti atti normativi formali da parte del legislatore nazionale di introduzione e disciplina del green pass (varato nel giugno 2021, ndr)” è anche “vero che il legislatore nazionale aveva già predisposto un sistema (fin dal marzo 2020), sostanzialmente gerarchico e piramidale, dal centro alla periferia, per la gestione della pandemia”. Inoltre “per quanto riguarda la Regione Campania, in data 25.05.2021, il Garante (della privacy, ndr) aveva già inviato un avvertimento avverso l’ordinanza n. 17 del Presidente della Regione Campania datata 06.05.2021”.

L’Autorità “ribadiva che la competenza, in merito all’introduzione di misure di limitazione dei diritti e delle libertà fondamentali che implichino il trattamento di dati personali ricadeva” nelle materie riservate alla legge statale. Ai rilievi del Garante rispose l’Unità di crisi. La Procura però giudica la replica “un vero e proprio esercizio di equilibrismo burocratico da parte della Udc regionale”, e “una disarmante e preoccupante (…) ammissione della piena consapevolezza della sostanziale inutilità delle cards regionali”. La Regione infatti avrebbe spiegato al Garante che “tale strumento è stato chiamato in modo semplificativo ‘tessera vaccinale’ ma di fatto non costituisce certificazione di avvenuta vaccinazione ma permette, previa autenticazione con la piattaforma Sinfonia, di poter accedere al certificato rilasciato all’utente e memorizzato in un’area riservata non accessibile dall’esterno”.

Secondo la Procura, 3 milioni di euro sarebbero stati perciò investiti “per questa semplice operazione di estrazione del certificato dal sito Sinfonia in formato PDF, eseguibile – a costo zero – mediante un authentic code inviato sul cellulare del vaccinato”. Nella procedura, un “ruolo centrale” lo avrebbe rivestito l’ingegner Bisogno, descritto come “ufficiale di collegamento” tra “componenti tecniche e politiche”. Quanto a De Luca, i magistrati hanno passato ai raggi X due ordinanze. In quella del 6 maggio 2021 – l’altra è del 6 agosto successivo – sostengono che il governatore “in maniera completamente distorta dall’andamento dell’acquisto e realizzazione della fornitura (…) faceva riferimento ad una produzione e distribuzione, già in corso, di pressoché 250.000 smart card”. L’assunto, tuttavia “come inevitabilmente noto al medesimo Governatore/soggetto attuatore, non corrispondente alla realtà”. Motivo? “Le prime cards venivano consegnate successivamente, tra il 24 ed il 28 maggio 2021, come ricostruito dall’attività di indagine”.