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Piacenza – Sono napoletani tre dei sei carabinieri arrestati nell’ambito di una inchiesta della procura di Piacenza che ha portato, per la prima volta in Italia, al sequestro della caserma, la Levante, dove operavano in maniera illecita.

Si tratta dell’appuntanto Giuseppe Montella, originario di Brusciano (Napoli) e considerato la mente degli illeciti che andavano – stando a quanto ricostruito dalle indagini – dallo spaccio di droga, agli arresti falsificati, alle perquisizioni illecite, alle violenze e torture nei confronti di altre persone condotte in caserma per i fermi. 

Gli altri due militari napoletani sono Angelo Esposito, originario del capoluogo partenopeo, e Giacomo Falanga di Pozzuoli. Gli altri due finiti in carcere sono il catanese Salvatore Cappellano e il trapanese Daniele Spagnolo. Ai domiciliari il comandante della caserta Levante di Piacenza, il maresciallo maggiore Marco Orlando, originario di Palermo

I provvedimenti dell’operazione Odysseus hanno riguardato in totale 23 persone dieci dei quali carabinieri: oltre ai sei arrestati, tre carabinieri (Lorenzo Ferrante, Giovanni Lenoci e Angelo Minniti), e Marco Marra  militare della Guardia di Finanza hanno l’obbligo di presentazione alla polizia. Obbligo di dimora per il maggiore Stefano Bezzeccheri, comandante della Compagnia Carabinieri di Piacenza.

Secondo quanto emerso dalle indagini, nella caserta di Piacenza si sarebbe svolta anche un’orgia. Intercettati, Giuseppe Montella e Salvatore Cappellano commentano un episodio che aveva visto come protagonista un collega in onore del quale, forse in concomitanza con una ricorrenza, era stata organizzata una serata all’interno della caserma alla presenza di due donne, presumibilmente escort, con le quali erano stati consumati rapporti sessuali.

“Lo scenario rappresentato da Montella – spiega il Gip – è quello di un’orgia tenutasi addirittura all’interno dell’ufficio del Comandante Marco Orlando, dove si era creato un tale scompiglio che le pratiche erano state sparpagliate a terra”. Il magistrato scrive che “non sono forse ravvisabili reati in simili condotte, ma dalla descrizione traspare ancora una volta il totale disprezzo per i valori della divisa indossata dagli indagati, metaforicamente gettata a terra e calpestata, come quella del loro Comandante durante il festino appena rievocato”.

“Le attività d’indagine – si legge – hanno preso il via in seguito alla segnalazione di un ufficiale dell’Arma che aveva prestato servizio per molti anni a Piacenza, il maggiore Rocco Papaleo, attualmente comandante della compagnia Carabinieri di Cremona”. Convocato in procura per un’altra inchiesta, l’ufficiale ha poi raccontato di aver ricevuto una serie di messaggi da un cittadino marocchino nei quali quest’ultimo affermava di essere un informatore dei Carabinieri e di conoscere l’appuntato Giuseppe Montella. Quest’ultimo, assieme ai colleghi Falanga e Cappellano, scrive il Gip riportando il racconto del marocchino, “era solito ricompensare le notizie ricevute attraverso la cessione di stupefacente, che era custodito in un contenitore all’interno della caserma di Piacenza chiamato ‘scatola della terapia’.” Quando le risposte dell’informatore non erano però esaustive, i tre Carabinieri “avevano l’abitudine di esercitare pressioni su di loro e minacciarli, il tutto con la complicità del comandante delle stazione, il maresciallo Orlando”.