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Napoli – L’annuale rapporto Svimez sulla crescita del Mezzogiorno traccia ancora dati molto negativi per il Sud Italia che entra in recessione.  

I dati sono allarmanti su più fronti, ma ciò che preoccupa di più è la crescita demografica, dagli esiti si evince, infatti, che dall’2000 ad oggi sono più di 2 milioni le persone che sono state “costrette” ad emigrare, la metà di queste, giovani sotto i 34 anni. Ancora più inquietante se vediamo che quasi un quinto di questi migranti sono laureati.

Regressione demografica che persiste sui dati delle nascite, al minimo storico, ben 6mila in meno dispetto il 2017.

Senza una forte inversione di tendenza sul fronte della fuga dei giovani, nel 2065 la popolazione in età da lavoro diminuirà del 15% nel Centronord (-3,9 milioni) e addirittura del 40% nel Mezzogiorno (-5,2 milioni). Così afferma Luca Bianchi direttore dello Svimez, che si mostra critico nei confronti del tanto discusso Reddito di Cittadinanza, il quale viene definito, nel rapporto, una misura utile per la povertà ma il cui impatto sul lavoro, ad oggi, è praticamente nullo.

Il rapporto, infine, sottolinea che il Sud è entrato in “recessione”, con un Pil stimato in calo dello 0,2%.  Nonostante sia prevista una debole ripresa per il 2020, non andrà comunque oltre lo 0,6%. L’Italia si allontana così, ancor di più, dai trend europei e il gap socio-economico tra Nord e Sud persiste, a svantaggio del meridione.

Di Alessio Liberini