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La basilica della Madonna della Neve è gremita, in centinaia sono arrivati anche dai paesi limitrofi per l’ultimo saluto a Pasquale, Anna, Salvatore, Francesca, Pina, Giacomo, Adelaide e Marco. Sono loro le otto vittime del crollo della palazzina di via Rampa Nunziante 15. Otto persone morte per asfissia, travolte da quel palazzo che si è sbriciolato lo scorso sei luglio.

Oggi le otto bare sono allineate sul sagrato. Tutto intorno una folla composta, il silenzio e il dolore. A celebrare la messa il cardinale Crescenzio Sepe insieme con il vescovo di Nola e i dodici parroci delle chiese della città nelle quali oggi è stato proclamato il lutto cittadino.

Il silenzio carico d’emozione di una comunità colpita ma orgogliosa. Dapprima le lettere di cordoglio di parenti e amici, poi l’omelia del cardinale Sepe. “Troppo spesso, o quasi sempre, dietro eventi disastrosi all’origine c’è sempre la mano dell’uomo – afferma – che è una mano assassina, mossa dalla protervia, dalla prepotenza, dall’indolenza, dalla superbia e quindi dall’egoismo”.

“E’ proprio l’egoismo che dobbiamo combattere – continua l’arcivescovo di Napoli – perché egoismo vuol dire far prevalere il proprio tornaconto e i propri interessi. E’ l’egoismo che porta alla violenza di ogni genere; è l’egoismo che si oppone al bene comune; è l’egoismo che induce a non avere rispetto delle persone e dei diritti altrui; è l’egoismo che porta alla morte morale e fisica”.

Infine, l’appello del cardinale alle autorità affinché il piazzale dove è avvenuta la tragedia venga intitolato alla memoria delle otto vittime. Poi, gli interventi strazianti in omaggio ad ognuna di esse.

“Cara Chicca, eri per noi la nostra famiglia – recita la lettera dei compagni di Francesca, 14 anni -. Nei tuoi occhi blu mare ci sia poteva nuotare. Abbiamo pianto lacrime amare quando abbiamo saputo che non c’eri più”.

“I mille forse, i mille perché, i mille non so, non ci aiuteranno a trovare la pace che forse non troveremo mai – dice uno dei cugini di Anna Duccio – ma crediamo nella giustizia, vogliamo crederci perché ci auguriamo che mai più si possa morire in questo modo in Italia: è inammissibile. Morti sotto un castello di sabbia crollata. Non lasciateci soli e ringraziamo chi si é impegnato per cercare ti tirare fuori dalle macerie i nostri cari”.

Poi ancora un ricordo dell’associazione Paracadutisti in onore di Pasquale Guida, ex parà della Folgore “che ha servito lo Stato e il mondo intero in una missione in Somalia”. Sull’altare anche un rappresentante della curva Sud del Savoia, squadra di calcio di Torre Annunziata. Ha letto una poesia in dialetto napoletano per Marco Cuccurullo, il 25enne ucciso dal crollo.

Alla cerimonia hanno partecipato il governatore Vincenzo De Luca, il prefetto di Napoli Carmela Pagano, il questore di Napoli Antonio De Iesu, il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Napoli Gianluigi D’Alfonso, il comandante provinciale dei carabinieri di Napoli Ubaldo del Monaco e il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano. Intorno a loro anche i sindaci dei paesi limitrofi che in questi giorni si sono stretti attorno alla comunità torrese e che hanno, anche loro, proclamato il lutto cittadino.

Finita la messa le otto bare hanno lasciato la basilica della Madonna della Neve tra lacrime e lunghi applausi: prima le due bare bianche dei fratelli Salvatore, 8 anni, e Francesca 11 che abitavano al terzo piano con la mamma Anna Duccio e il papà Pasquale Guida. Poi il feretro di Pina Aprea, la sarta di 65 anni che viveva da sola a terzo piano. Per ultimi Giacomo Cuccurullo, architetto del comune di Torre Annunziata e con lui la moglie Adelaide La Iola e il figlio Marco di 25, tifoso del Savoia.