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Napoli – La curva, da percorrere in pieno, avversari alle spalle, in onore di Pietro. Per ricordare quei venti secondi scarsi, 40 anni fa, all’Universiade di Città del Messico. Il frammento di storia più significativo dello sport italiano.

Sarebbe un sogno solo avvicinarmi a quello che ha fatto Mennea, un qualcosa di storico. Il tempo, 19.72, è tuttora il record europeo sui 200 metri, a sottolineare la grandezza di quella gara. E l’Universiade è davvero un evento straordinario, dove si mettono in gioco i migliori al mondo, mi piacerebbe correre per il mio Paese”. Filippo Tortu è il viso, assieme a Gianmarco Tamberi, oltre che le gambe, dell’atletica italiana. E anche la speranza di grandezza, dopo anni di assenza di fuoriclasse nello sprint nel movimento azzurro.

Il baricentro della sua stagione sono i Mondiali di Doha, in Qatar, a fine settembre. E quindi potrebbe esserci lo spazio, il ritaglio per scatti e lunghi sospiri all’Universiade di Napoli, dal 3 al 14 luglio. I cento metri, i 200: Tortu uno dei totem della delegazione italiana, con la prospettiva di una doppia medaglia d’oro, trascinando l’Italia nel medagliere come un altro gigante dello sport italiano, Gregorio Paltrinieri, due anni fa all’Universiade di Taipei, sul gradino più alto del podio negli 800 e 1500 stile libero.

Non sarà facile esserci, in quel periodo c’è la preparazione per i Mondiali di Doha, in Qatar. Ma farò di tutto per partecipare, per vincere, per esserci”. Anche perché Pietro Mennea, il principe dell’Universiade messicana, è sul rettilineo del suo destino. Anche negli studi universitari, iniziati alla Luiss di Roma, proprio con una borsa di studio che portava il nome del fenomeno barlettano. Le corse, gli allenamenti, i viaggi, i libri. Complessi gli incastri, “non è semplice conciliare sport e studi, ma tanti ragazzi lavorano e studiano assieme per mantenersi – spiega il velocista italiano – e posso riuscirci tranquillamente anche io, tra allenamenti, pranzi, lo studio c’è nella prima parte del pomeriggio, tra allunghi, corse, massaggi”.

E poi c’è la staffetta nel tempo in pista. Con Tortu che si è addirittura permesso di sfilare un primato a Mennea, sui 100 metri, il primo italiano sotto i dieci secondi, la soglia dell’onnipotenza. Ma ora viene la parte più difficile, avvicinarsi ai tempi di Mennea sui 200 metri – record mondiale imbattuto per 16 anni, nove mesi, 11 giorni, fino al 19.66 di Michael Johnson ai Giochi olimpici di Atlanta 1996 – dopo il 20.34, fissato al Golden Gala, a Roma, due anni fa. E il sogno è cominciare a scrivere la storia a Napoli.