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San Giorgio a Cremano (Na) – E’ ormai caos nel comune di San Giorgio a Cremano per le luminarie recitanti alcune frasi del celebre Massimo Troisi: “Io non sono napoletano. Sono di San Giorgio a Cremano“. Così una trovata del comune vesuviano, per celebrare un natale a chilometro zero, diventa il mezzo per aprire una polemica infinita iniziata questa mattina sui social.

Addirittura qualche buon tempone ha paragonato la frase a un non si sa bene quale tipo di slogan a sfondo leghista. Purtroppo a tutti questi “esperti della comunicazione” che oggi si scagliano contro il comune alle porte di Napoli est, manca un po’ di storia locale. Sia di Troisi, che con la sua comicità ha portato nel mondo, in positivo, l’immagine di Napoli in tempi ahi noi abbastanza bui, né tantomeno la storia di un comune ormai inglobato in quella dimenticata area orientale della città partenopea.

L’idea del sindaco Zinno, tra l’altro del Pd, può certo non essere stata cosa gradita a tutti, sangiorgesi compresi, ma da ciò ad accusare il comune di essere razzista contro i napoletani sembra davvero un esagerazione.

Al di là della scelta sulle “frasi” nelle luminarie sangiorgesi, bisognerebbe andare più a fondo. Al fine di capire perché quella citazione di razzismo verso i napoletani non ha proprio un bel niente, anzi.

Io non sono napoletano. Sono di San Giorgio a Cremano” non è altro che un riferimento ad una già celebre frase di Sofia Loren: “Non sono italiana, sono napoletana”. Prima di loro, altri celebri attori, si sono rifatti a parole simili, come Bud Spencer che ricorda spesso le sue origini napoletane, nonché il mitico Totò, da sempre il re del Rione Sanità, ma anche patrimonio di qualsiasi napoletano.

In ogni caso una frase andrebbe sempre contestualizzata, messa così non sappiamo quanto possa far piacere neanche a Troisi stesso. Massimo per anni ha portato nel mondo l’immagine della Napoli felice, la bellezza di una comicità mediterranea, entrando indelebilmente nelle storia del teatro napoletano e non solo. Ma in molti, forse, non sanno neanche che lui era di San Giorgio a Cremano.  

Un comune sul bilico tra l’hinterland e la città di Napoli. Troppo città per la provincia, troppo provincia per la città. Ma quelli che oggi si sono indignati della frase, ci sono mai stati a San Giorgio, sanno almeno dove si trova? Quando scriviamo “nella provincia” pensiamo infatti ad un comune avente una distanza geografica ben delineata dalla città, ma lo sapevate che la città vesuviana ci confina con Napoli? San Giorgio a Cremano non è difatti nient’altro che un prolungamento di quella che è la VI Municipalità napoletana.

Una Napoli est che vive, ormai da tempo, uno stato di abbandono totale da parte delle istituzioni, troppo impegnate alle peripezie del centro cittadino per concentrarsi sulle zone periferiche. Figuriamoci San Giorgio a Cremano che seppur è un comune a parte da Napoli rientra lo stesso nella più estesa area metropolitana napoletana di cui ha competenza lo stesso Luigi de Magistris.

Dopo il Regno dei Borbone, specialmente nel periodo di re Carlo, creatore del “Miglio d’oro”, a cui proprio a San Giorgio è stata intitolata la piazza principale. Di quest’area di Napoli nessuno più si è interessato. In primis i napoletani stessi. L’unica nota positiva per San Giorgio a Cremano è stato Troisi. L’unico che è riuscito a portare insieme a questo senso di abbandono tutta la sua allegria tipica dei napoletani. Grazie a Troisi il comune vesuviano si è marchiato del lustro di essere città del teatro, grazie a Massimo in tanti e da ogni dove, tra attori, registi o semplicemente curiosi, sono passati per San Giorgio. E se la frase di questa mattina, per molti risulta un offesa, per altri è solo la voglia del comico di far emergere un po’ di luce in una piccola realtà che prima d’allora nessuno era andato mai ad illuminare. Da “non ci resta che piangere” siamo passati così a un “Non ci resta che Massimo”, dispiace che in molti non l’abbiano però capito.