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di Ornella d’Anna

Napoli – Una panchina bianca campeggia oggi all’interno di una delle sale della Camera di Commercio di Napoli. Non rossa, come accade in altre parti della città – vergognoso simbolo del sangue, della crudeltà con cui le donne subiscono violenza – ma bianca. Pura come il legame che deve esserci tra l’uomo e il suo alter ego femminile, perfetta corrispondenza di sé e, al contrario, suo opposto: tra maschi e femmine non possono esistere abusi, soprusi, prepotenze. Amicizia, quella sì. Amore, condivisione, speranza.

Su quella panchina, questa mattina, non si sono sedute le vittime ma hanno preso posto esperti del settore: medici e magistrati che hanno offerto la propria testimonianza rispetto a un fenomeno in costante crescita e sul quale, più che intervenire a posteriori, occorre fare prevenzione.

Prevenzione era la parola chiave dell’incontro organizzato nella sede di Piazza della Borsa dalla referente del Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile, Stefania Brancaccio. Non a caso, tenutosi oggi – Giornata Internazionale contro la Violenza di Genere. “Violenza? Perché?”, questo il titolo della manifestazione che ha impegnato coloro i quali ogni giorno fanno da interfaccia agli “orchi”, i “cattivi”, gli uomini che umiliano, devastano, picchiano e, perfino, uccidono le compagne. Con sguardo attento, hanno posto l’accento sul risvolto più importante del problema: come evitare e quali politiche mettere in atto affinché il male non si manifesti. “Non contestiamo la violenza, constatiamo che nulla cambia” – ha detto la Brancaccio“Chiediamo agli uomini le ragioni che muovono il ‘prima’, cosa scatta nella mente e che porta a comportarsi in un certo modo”.

“Dobbiamo agire sugli adolescenti” – ha spiegato l’andrologo Pierluigi Izzo “perché nei ragazzi c’è il discorso del ‘branco’, del voler assomigliare agli altri. Il maschio, già a 15/16 anni, è prestazionale, pone attenzione al rapporto sessuale con la compagna. In un rapporto si contrappongono Potere e Amore: più ci si avvicina al potere, più ci sia allontana dall’amore. L’amore è il contrario del potere”. Gli fa eco Raffaello Falcone, magistrato impegnato nella sezione violenza di genere e tutela fasce deboli della popolazione, secondo cui: “Occorre prestare molta attenzione agli autori di certi crimini, la casistica ci dice che la maggior parte di loro viene da una situazione pregressa di disagio, vissuto in ambito familiare e che tenterà di reiterare il reato. Quanto al ‘post’, le donne maltrattate non reagiscono perché spesso non hanno possibilità economica, quindi non per mancanza di coraggio ma per consapevolezza della loro situazione”.

A dover essere scardinato è anche un certo tipo di cultura: sono proprio le donne che, spesso, “giustificano” il male fatto alle altre, come se morire per aver alzato la testa fosse giusto: “Siamo partecipi di discorsi di questo tipo” – ha aggiunto Raffaella Bozzaotra, presidente dell’Ordine degli Psicologi e responsabile U.O. Psicologia Clinica Asl Na1 – “Difatti abbiamo attivato uno sportello di sostegno per gli autori dei soprusi che indaga sul loro vissuto, nella prospettiva di cambiare la mentalità”.