- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Napoli – “No Napoli, No Whirlpool” gridano gli operai dello stabilimento di via Argine a Ponticelli. Dove non si ferma l’onda di solidarietà che sta avvolgendo la vertenza della fabbrica di lavatrici. Questa mattina, in attesa del tavolo al Mise di oggi pomeriggio, l’associazione calabrese Sos Rosarno ha donato 4 tonnellate di arance coltivate in terre confiscate da braccianti Italiani e africani regolarmente inquadrati.
La stessa modalità del “caffè sospeso” – raccontano gli operai – loro fanno le “arance sospese”. Non c’è differenza tra nero e bianco ma tra ricchi e poveri”.

Così anche la cooperativa, volta a realizzare un modello di agricoltura e società basato sulla sostenibilità, equità, solidarietà e mutualismo, ha deciso di schiararsi dalla parte dei lavoratori campani. Regalando un piccolo momento di gioia in attesa dell’ennesimo tavolo al ministero dello Sviluppo Economico dove si deciderà il futuro dei quasi 400 operai napoletani.

Nonostante i 20 mesi di vertenza – chiariscono dall’Rsu della fabbrica – i lavoratori sono ancora uniti, ancora compatti e ancora carichi. Resisteremo e continueremo fino a quando non verranno riaperti i cancelli del sito”.

Dopo l’ultima fumata nera, della settimana scorsa, l’azienda americana nel pomeriggio torna a sedersi, solo in via telematica, al tavolo di confronto col governo italiano per l’incontro convocato dalla sottosegretaria allo Sviluppo, Alessandra Todde. Ma il clima attorno alla vertenza resta infuocato.

L’azienda Usa, dopo aver chiuso i cancelli della fabbrica lo scorso 31 ottobre, ha già fatto sapere che non intende pagare i lavoratori da gennaio a marzo, mesi dove vige il blocco dei licenziamenti per il Covid. Prima del 1 aprile, quando partirà il licenziamento collettivo, la multinazionale non può infatti licenziare i lavoratori. Così i vertici di Whirlpool hanno chiesto al Governo di sostenere gli ammortizzatori sociali. Ma i sindacati attaccano spiegano che tali misure, come la cassa integrazione Covid, si applicano per aziende che lavorano e non per quelle che nonostante un accordo siglato al ministero continuano a voler “scappare” da Napoli e dal Sud.

Mentre si resta ancora in attesa dei “piani B” che Invitalia, come ha spiegato più volte il ministro Stefano Patuanelli, starebbe valutando da più di un anno per eventuali azioni di reindustrializzazione del sito di Napoli Est. Proposte, quelle dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, che risultando poco lungimiranti sono fin ora sempre state bocciate all’unisono da sindacati ed operai.