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Napoli – Prosegue la protesta dei lavoratori dello stabilimento Whirlpool di Napoli Est, contro la chiusura del sito di Ponticelli prevista per il prossimo 31 ottobre. E’ Serena, quattro anni, figlia di un operaio della Whirlpool, a guidare il corteo portando il tricolore sotto il consolato americano.

In questo momento, insieme ai sindacati locali e nazionali e le delegazioni degli operai della multinazionale dell’elettrodomestico nel nostro Paese, gli operai si stanno dirigendo verso piazza della Repubblica per far sentire la loro voce sotto il Consolato americano di Napoli. A capo del corteo, ci sono i figli degli operai napoletani che portano simbolicamente il tricolore sotto la sede delle istituzioni americane a Napoli.

Presidio che anticipa l’incontro, convocato per il prossimo 31 luglio, in videoconferenza col Ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro.

Partiti intorno alle 9 e mezza di questa mattina dalla stazione di Napoli-Mergellina, a suon di canti, balli e l’immancabile grido “Napoli non molla” hanno raggiungo il simbolo della politica Usa del capoluogo campano.

I lavoratori della Whirlpool chiedono, nuovamente, che in Italia sia rispettato l’accordo industriale del 2018, stilato dal Governo italiano insieme alla multinazionale contro la chiusura della fabbrica di Napoli e la salvaguardia degli altri stabilimenti di Whirpool nel bel Paese, a fronte delle Fantasiose reindustrializzazioni propinate dall’azienda negli ultimi anni.

Presenti anche gli operai dell’Embraco di Torino, forse il simbolo lampante di come le reindustrializzazioni firmate Whirpool-Invitalia si mostrino difatti poco fruttifere.

L’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, lo scorso gennaio, era stata tirata in ballo dal Ministro Patuanelli per trovare “piani B” per gli operai napoletani che oggi continuano nel loro grido “Esistono solo piani A” perché difatti, a precedenti alla mano come il caso degli operai piemontesi, questi piani B si dimostrano essere solo meccanismi per portare, in modo lento e doloroso, alla chiusura degli stabilimenti.

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