Secondo l’ufficio studi della Cgia Mestre, per l’anno anno fiscale 2023 solo tre Comuni campani su 550 hanno collaborato con l’Agenzia delle entrate, nella lotta all’evasione/elusione fiscale. Si tratta di Napoli, Benevento ed Eboli (Salerno). Per legge, le segnalazioni al Fisco fruttano agli enti locali un importo economico del 50% di quanto accertato. Potenzialmente, potrebbe essere un bel gruzzoletto. Specie per le casse più asfittiche.
Ma sapete a quanto ammontano gli incassi, per questi tre comuni? 6.022,40 a Benevento, il più virtuoso (1.789 euro nel 2022). Sono invece appena 772,90 gli euro riscossi a Napoli (ma l’anno prima erano 651). E solo 25 euro ad Eboli. Sul podio nazionale troviamo Milano (397.992 euro), Genova (381.871) e Prato (184.579).
Eppure, in Campania non mancherebbe modo di incrementare il magro contributo. Basterebbe guardarsi intorno. Prendiamo l’abusivismo edilizio. Nel 2022, per numero di costruzioni abusive per 100 costruzioni autorizzate dai Comuni, la regione era terza in Italia, con il 50,4% (dati Cresme riportati da Istat). E il tasso di lavoratori irregolari (Istat)? In Campania, seconda regione con 270.100 unità, il tasso è del 14,2% (rapporto tra il numero di impieghi al nero e il totale degli occupati). È infatti ampio l’ambito delle “segnalazioni qualificate”. Cioè l’area di intervento dei Comuni, nelle comunicazioni all’Agenzia delle Entrate. Si va da commercio e professioni ad urbanistica e territorio, passando per proprietà edilizie e patrimonio immobiliare. Fino ai casi di residenze fittizie all’estero e di beni indicativi di capacità contributiva, ossia di persone fisiche con disponibilità, anche di fatto, di beni e servizi, in assenza di redditi dichiarati con riferimento a tutti i componenti del nucleo familiare. Come dire: in Campania ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta. Questo in teoria.
La tendenza appare generale: soltanto 296 amministrazioni si sono attivate in Italia, nelle denunce all’Agenzia delle entrate. Poche al Sud (40). E davvero misera è la somma recuperata nel complesso: circa 6 milioni. Pertanto, il contributo erogato nel 2024 ai Comuni italiani è di 3 milioni. Spiccioli, in pratica. Ma la stessa Cgia fa una premessa. “Le segnalazioni fatte dalle amministrazioni comunali al fisco – afferma la Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre – devono essere puntuali, circostanziate e contenere i dati identificativi del soggetto a cui sono contestati gli ipotetici comportamenti evasivi ed elusivi”. Nell’indicare i potenziali evasori, dunque, non è sufficiente esibire motivazioni generiche. Inoltre, per redigere l’istruttoria è necessario disporre di personale formato e qualificato. In fin dei conti, si tratta di una vera attività investigativa. Attitudine da acquisire previa formazione mirata e continuativa, “che dovrebbe essere tenuta proprio dall’Amministrazione finanziaria“. Invece, molti enti locali fanno i conti “con piante organiche ridotte all’osso e, spesso, del tutto impreparate”.
Stando alla Cgià però, questa è solo una parte della verità. Perché ci sarebbe pure chi preferisce non segnalare. Quando “le competenze sono disponibili”, appunto, “in massima parte vengono utilizzate per “recuperare” l’evasione dei tributi locali in capo ai Comuni”. Cioè l’Imu, la Tari, la Tosap, l’imposta sulla pubblicità e quella di soggiorno. Tutte ‘tasse’ escluse dalla fattispecie analizzata. “Tuttavia – aggiunge l’uffiicio studi – , non va nemmeno trascurata l’ipotesi seguente: per molti Sindaci scatenare una “campagna” contro gli evasori e/o gli abusivi potrebbe essere addirittura controproducente“. E qui entrerebbe in gioco “il consenso politico a livello locale“. In molte “aree del Paese”, in effetti, si “acquisisce” e si “consolida” anche “ignorando” questi reati”. E la storia non suona nuova.