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“Poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli davvero il cuore”. Nessuno meglio di Carlos Ruiz Zafón è riuscito a descrivere quel momento, quella sensazione di vita unica e inimitabile. Il modo in cui ha fotografato l’incontro tra il piccolo Daniel Sempere e il suo libro del cuore è un concentrato di empatia e immedesimazione. Chiunque, leggendo le prime pagine de “L’Ombra del Vento”, ha provato l’emozione di riconoscersi nel protagonista della storia. “L’eco delle parole che crediamo dimenticate – prosegue quel passaggio – ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo nel quale prima o poi faremo ritorno”.

E’ proprio così. Consapevolmente o meno, facciamo sempre ritorno in quel palazzo. Per cercarvi una storia, un ricordo, un segno lasciato nella nostra anima. Ci rifugiamo lì per trovare conforto e cercare risposte alle domande poste dalla quotidianità, alcune delle quali sembrano non avere un senso.

Nel giorno in cui la letteratura mondiale piange Zafón, scomparso a soli 55 anni dopo aver lottato a lungo contro il cancro, quelle domande si moltiplicano. La cultura perde uno dei migliori romanzieri contemporanei. Un narratore in grado di emozionare, catturare e colpire con racconti avvolti nel morbido lenzuolo di una scrittura piacevole e lineare. Per tanti giovani proprio l’Ombra del Vento è stato il primo libro “capace di toccar loro il cuore”. Sarà per sempre quel palazzo in cui tornare, un rifugio affidabile, un porto sicuro. Un dono da custodire gelosamente.

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