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Il tenore che non bada al suo tenore. E’ ciò che fa più male della vicenda Bocelli. Libero di pensarla come vuole, un personaggio pubblico dovrebbe darsi quantomeno un freno nell’esternare un’opinione potenzialmente pericolosa. Non se n’è curato, ha detto la sua senza badare alle conseguenze, al fatto che qualcuno potesse realmente prenderlo come esempio. 

La logica impone che se ci sono delle regole, condivisibili o meno, bisogna rispettarle. Enunciare pubblicamente di averle trascurate non solo legittima l’azione di chi non bada alle norme, ma la avvalora. “Mi sono sentito offeso e umiliato dal lockdown. Ho anche violato la legge più volte”, ha detto prima di tornare sui suoi passi a distanza di qualche ora. Offeso e umiliato, come tanti suoi estimatori che il Covid-19 lo hanno conosciuto e che hanno dovuto salutare per sempre le persone care conoscendo fantasmi difficili da scacciare.

Bocelli ha dimenticato di essere Bocelli, di avere una certa fama e una certa influenza. Il punto e il dramma sono tutti lì. Ecco perché è stata un’uscita infelice, uno scivolone ingenuo, improvviso e irrispettoso. Una macchia difficile da cancellare, anche con le scuse.

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