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Anno del Signore 2010. Il Paese è guidato dal quarto governo targato Silvio Berlusconi, la Lega agli “italiani” preferisce ancora il “Nord”, di lì a poco ci saremmo inteneriti (sigh!) per le lacrime della Fornero e l’Italia – dopo un mesto pareggio con la Nuova Zelanda – termina rovinosamente il mondiale Sudafricano. 

In Campania, quell’anno, si tengono le elezioni regionali. A contendersi lo scranno più alto di Palazzo Santa Lucia, sono un cinquantenne socialista – che poco più di un anno prima aveva aderito al “Popolo delle Libertà” appena fondato da Berlusconi – e il già tre volte sindaco di Salerno, da poco investito del titolo di “sceriffo”. Parliamo, ovviamente, di Stefano Caldoro e Vincenzo De Luca. A prevalere, in quell’occasione, fu Stefano Caldoro con un vantaggio di più di dieci punti percentuali. 

Passano cinque anni, arriviamo al 2015, e si tengono nuovamente le elezioni regionali in Campania. A scontrarsi sono ancora una volta Stefano Caldoro, governatore uscente, e Vincenzo De Luca che, contro ogni pronostico iniziale, vince le primarie del centrosinistra per la scelta del candidato presidente (sì, all’epoca le primarie erano molto di moda tra gli eredi dell’Ulivo). Stavolta il match se lo aggiudica Vincenzo De Luca con uno scarto di circa sessantamila voti.

Balziamo in avanti di altri cinque anni e arriviamo ai giorni nostri, con le elezioni regionali in Campania alle porte. Indovinate un po’ chi si darà battaglia per la carica di Governatore? Troppo facile, finanche scontato direte voi. Sì, in effetti avete ragione. Perché Stefano Caldoro e Vincenzo De Luca sono nuovamente i due principali candidati alla Presidenza della Regione.

Sono ormai passati dieci anni dalla prima sfida tra i due ormai veterani delle Regionali in Campania. Al Governo abbiamo imparato a sperimentare gli ibridi cromatici, prima giallo-verdi e poi giallo-rossi; qualche campano ha pensato bene di indossare la felpa verde, dimentico di canti e cori; se pensiamo alla Fornero il nostro primo sentimento non è certo di empatia e ai prossimi Mondiali ritorneremo tra 24 mesi dopo aver addirittura saltato un giro.

Ebbene sì, dieci anni sono tanti. In politica sono addirittura un’eternità. Ma in quest’eternità la classe politica campana non riesce ad andare oltre i “nostri”. Insomma, non c’è bisogno di scomodare Tomasi di Lampedusa e il “Gattopardo” per capire che da queste parti c’è un problema. Di partecipazione, di idee, di ceti politici incrostati e autoreferenziali. 

Insomma, per ora Caldoro e De Luca possono vantare una vittoria a testa. Probabile che tra pochi mesi “lo sceriffo” si porterà sul 2 a 1. Ma non si demoralizzi Caldoro: c’è sempre il 2025 per tentare il pareggio. 

(Da ultimo. Come non riconoscere un attestato di coerenza alla Ciarambino. Nel 2015 scelse di essere completamente fuori dai giochi. Scelta ripresa e rivendicata con orgoglio anche nel 2020).