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Si può tradire il marito ma non l’amante: quando, come nel Medioevo e anche oltre, il matrimonio non era frutto di scelta ma di altre ragioni, questa era la ‘regola’ contenuta nel Codice d’Amore nel quale si stabiliva anche – con una sorta di ‘combinato disposto’ – che una donna può essere amata da due uomini e che non si possono coltivare due amori contemporaneamente.

Il professor Giuseppe Mastrominico, docente universitario di Storia del Diritto Medievale, Moderno e Contemporaneo, ha colto l’occasione dell’evento ‘Scrivimi d’Amore’-Contest & Sentimenti promosso oggi nell’Archivio di Stato di Napoli (con la declamazione da parte di attori di lettere di gente comune e di re e con l’accompagnamento musicale del duo Notturno Concertante composto da Raffaele Villanova e Lucio Lazzaruolo) per accendere i riflettori su un periodo lontano ma vicino per la capacità di stimolare sentimenti, emozioni, passioni ma anche paure.

Sulla traccia delle Corti d’Amore, Tribunali Amorosi di dame dei tempi che furono, Mastrominico ha riflettuto su questioni di sempre come: ‘Chi ama di più la propria donna, il presente o l’assente, il cuore o gli occhi?”. Sentimento, dunque, che attraversa i secoli e che viene declinato in tutte le forme: amore e desiderio di sesso, ma anche amore platonico, amore per la verità contenuto in un testamento olografo nel quale c’è la confessione di essere mandante di un omicidio o amore e riconoscenza per gli insegnamenti di una professoressa.

Un amore manifestato in tutte le forme. Anche su un ventaglio alle 6 del mattino dell’8 luglio 1905 da Linda Pulzella Origlia per Giovanni Origlia: “Mi sento felice quando mi stai vicino, perché? Senza di te la mia vita non tiene scopo, perché?, L’amor mio, per te, è forte costante fino alla morte…”. L’analisi storica è servita, dunque, per parlare d’amore attraverso lettere e documenti e anche per sottolineare, come ha fatto la scrittrice Piera Carlomagno, che “i carteggi sono letteratura”. Prendendo spunto dalla lettura delle missive vincitrici del contest effettuata da Nunzia Schiano, Lucio Allocca, Rosanna De Bonis, Ernesto Lama, Angela Rosa D’Auria, Lucia Ronca, la direttrice dell’Archivio di Stato, Candida Carrino, direttrice dell’Archivio di Stato, ha allargato l’orizzonte al rapporto con la ‘sentimentalità’ e all’educazione dei giovani. “I documenti custoditi nell’Archivio di Stato raccontano storie molto vicine alle persone, hanno un valore identitario, culturale e sociale molto potente perché legato ai sentimenti dell’umanità, all’amore. Non bisogna nascondere i propri sentimenti e occorre saperli gestire: oggi i giovani non sanno gestirli, gli atti di violenza sono quotidiani. L’amore e la gelosia vanno gestiti, e i nostri ragazzi non sono preparati; ben venga il whatsapp se esprime sentimenti governati”.

Sarebbe bene, in ogni caso, non perdere il ‘contatto’ con la parola scritta. Ne è convinta l’attrice Nunzia Schiano che afferma. “L’amore spesso diventa violento, meno rispettoso per le donne. C’è una regressione. Ci vuole educazione sentimentale, non avere vergogna dei sentimenti o di piangere per amore”. Documenti, tracce, storie ‘segrete’ che hanno prodotto ormai da diversi anni la nascita, per opera di Massimo Pamio e della moglie, del Museo delle lettere d’amore a Torrevecchia Teatina (Chieti) e che trovano espressioni di umanità sincera nei testamenti olografi raccontati dallo scrittore Salvatore De Matteis, ex ispettore notarile. Amore senza età, censo, ruolo sociale, che accomuna la gente comune ma anche i potenti. Come Ferdinando IV di Borbone che alla sua Maria Carolina, dopo un incontro intimo, scrive il 22 maggio 1789: “Moglie cara, ed amata compagna, bella e buona in carne e ossa. Non so desiderar altra cosa dopo la piacevolissima giornata passata oggi che di sentirti domani in buona salute”. E, più avanti: “Mi sento per ora bene appena risentendomi della nostra azione matutina gl’effetti con qualche piccolissimo indolimento avanti e ai stomacali”.