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Sono passati due anni da quella che può essere definita come una delle misure più discusse e al contempo più rappresentative del primo governo Conte. Stiamo parlando del Decreto Dignità, introdotto dall’esecutivo su forte spinta del Movimento Cinque Stelle e dell’allora Vicepremier Luigi Di Maio, che diede informalmente il nome al provvedimento.

Il decreto è entrato in vigore il 14 luglio del 2018 ed è stato convertito in legge il successivo 9 agosto. Al suo interno conteneva misure per diversi ambiti tra cui il gioco patologico ed aveva l’intento di ridurre le disparità sociali e tutelare maggiormente i cittadini. A distanza di due anni, quali risultati sono stati raggiunti? Questo importante decreto ha avuto degli effetti positivi sui giocatori italiani?

Un decreto contro il gioco

Una delle battaglie più importanti del M5S è stata quella contro il settore del gambling al fine di contrastare il gioco patologico e la misura scelta per perseguire questo scopo è stato il divieto di pubblicità per gli operatori del settore, sia per i casinò fisici che per quelli online. Ovviamente stiamo parlando di provider sicuri e regolarmente autorizzati AAMS, come i casinò online che si possono trovare su su www.truffa.net. All’articolo 9 del Decreto Dignità prevedeva il “rafforzamento della tutela del consumatore per un più efficace contrasto alla ludopatia” con il divieto “di qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni e internet”. 

Per gli operatori del settore che non rispettano il divieto, il decreto prevede una sanzione del 20% del valore della sponsorizzazione o della pubblicità e comunque un importo minimo di 50.000 euro. L’incasso va in un fondo per il contrasto al gioco d’azzardo patologico.

Provvedimenti anche per altri ambiti

Tra gli altri provvedimenti contenuti nel Decreto “Di Maio” che riguardano altri settori ricordiamo:

  • Le assunzioni under 35 (proroga al 2019 e 2020 del bonus per le assunzioni stabili degli under 35);
  • La rinnovata disciplina dei voucher (validi fino a 10 giorni);
  • I contratti a termine (riduzione a 12 mesi della durata massima dei contratti a tempo);
  • I contratti in somministrazione (interruzione tra un contratto a termine e un altro);
  • Le indennità di licenziamento (che diventa più oneroso con i nuovi limiti minimi e massimi dell’indennità);
  • I centri per l’impiego (rafforzamento dell’organico attraverso le assunzioni delle Regioni);
  • Il contrasto alle delocalizzazioni (sanzioni da 2 a 4 volte il beneficio ricevuto dallo Stato alle aziende che delocalizzano le attività prima che siano trascorsi 10 anni);
  • Il redditometro (l’abolizione del redditometro e rinvio al 31 dicembre dell’invio cumulato dei dati dello spesometro).

Gli effetti sul settore del gioco

Il divieto di pubblicità per gli operatori del gioco e delle scommesse ha creato un calo di introiti nell’ordine del mezzo miliardo di euro secondo i dati del Servizio Bilancio del Senato tra il 2019 ed il 2021. Il più colpito è il gioco online dato che la pubblicità è per le piattaforme virtuali, autorizzate AAMS, l’unico modo per farsi conoscere dai giocatori e per distinguersi dai siti illegali.

Il divieto crea una discrepanza tra l’Italia e gli altri paesi europei, dove è consentito agli operatori fare pubblicità e comunicazione. Nel caso delle sponsorizzazioni calcistiche, la Liga spagnola viene in parte finanziata grazie agli sponsor provenienti dal settore del gioco. Le squadre italiane hanno quindi perso una importante fonte di introiti e risultano essere meno competitive e strutturate rispetto ai team del resto d’Europa.

Il decreto ha avuto gli effetti sperati?

Al di là delle conseguenze negative per il settore del gambling e per il mondo sportivo, il decreto Dignità ha modificato la tendenza degli italiani verso il gioco? Analizzando i dati rilevati in questi due anni, la risposta è no. Le rilevazioni del 2019 mostra che il volume di affari degli operatori del settore ha continuato a seguire il trend degli anni precedenti. In particolare, confrontando il periodo da agosto a dicembre 2018 e lo stesso periodo del 2019 si nota un aumento del 15,8% del fatturato del gioco in Italia.

Non solo, si è notato un aumento della presenza di operatori di gioco illegali, che sono fuori dalle regole AAMS e anche dalle limitazioni imposte dal decreto. Questo rischia quindi di avere un effetto boomerang, che invece di ridurre il gioco patologico, va a favorire l’incertezza e gli operatori senza licenza.