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Verrebbe da dire che De Luca vince anche quando perde. E in effetti, trascorsi ormai due mesi dalle politiche di settembre, delle annunciate rese dei conti all’interno della sua maggioranza non vi è ancora traccia.

La questione ‘rimpasto’, pure da più parti sollecitata, resta sullo sfondo ma la sensazione è che il governatore possa continuare a gestire la situazione senza troppi patemi.

Piuttosto, tira un’aria pesante nel centrodestra, coalizione uscita rinforzata dalle urne. Un paradosso ‘esploso’ nelle ultime ore con il passo d’addio da Forza Italia messo nero su bianco – con una missiva indirizzata a Berlusconi – da Stefano Caldoro. Con il casertano Grimaldi al suo fianco, Caldoro assesta un grave colpo a Forza Italia che a breve potrebbe ritrovarsi senza i numeri per sedere – come gruppo autonomo – nel parlamentino regionale. Si spiega così la reazione rabbiosa di Fulvio Martusciello, commissario degli azzurri in Campania, che nel denunciare il “trasformismo politico” dell’ex governatore ha alzato l’asticella al massimo possibile: “Chi viene eletto in una lista e cambia poi partito deve avere la dignità di dimettersi. Chi non lo fa, si comporta da camorrista verso gli elettori che hanno votato quel partito“.

Parole di fuoco che non produrranno alcun effetto sulle scelte di Caldoro e Grimaldi che al momento restano iscritti al gruppo Fi ma solo perchè in attesa di trovare un’intesa con Fratelli d’Italia.

Poi staccheranno la spina e la bandiera di Forza Italia scomparirà dalla geografia politica della Regione. Stessa sorte subiranno i vessilli di ‘Impegno Civico‘, la creatura politica nata dall’abbraccio tra Di Maio e Tabacci. L’ex enfant prodige del Movimento Cinque Stelle ha già lasciato la segreteria di Ic e per il suo futuro ha altri piani. Naturale per quanti decisero di seguirlo nella scissione guardarsi ora intorno. In direzione +Europa si muoveranno, con ogni probabilità, Salvatore Aversano e Luigi Cirillo, due dei tre componenti del gruppo ‘dimaiano’ a palazzo Santa Lucia. E in questo caso a restare con il cerino in mano sarà Valeria Ciarambino, isolata e costretta a confluire nel misto. E magari a perdere pure la vicepresidenza del Consiglio, carica conquista in nome e per conto dell’opposizione.