Il risveglio della politica campana, stamane, ha il volto scuro della vicesindaca di Santa Maria a Vico Veronica Biondo, coinvolta in una una maxi operazione della Guardia di Finanza di Marcianise. Un’indagine che intreccia politica locale e camorra, con il clan Massaro al centro di un sistema di scambi opachi tra consenso elettorale e favori amministrativi.
Biondo, nome noto negli ambienti del centrodestra casertano, è balzata alle cronache non solo per il suo ruolo istituzionale ma anche per la sua recente candidatura alle Elezioni Regionali di Novembre. In corsa nella lista di Forza Italia costruita da Giovanni Zannini, oggi tra i principali riferimenti del partito azzurro, la vicesindaca era indicata come una delle punte avanzate del nuovo corso del partito nella provincia.
Ma quel che emerge oggi dagli atti dell’inchiesta sembra raccontare ben altro. Secondo quanto comunicato ufficialmente dalla Guardia di Finanza, Biondo farebbe parte del gruppo di amministratori comunali che, a seguito del sostegno ricevuto alle elezioni del 2020, avrebbe poi accettato di “restituire il favore” a esponenti del clan Massaro con atti amministrativi favorevoli ai loro interessi. Un meccanismo di scambio che, se confermato, metterebbe in discussione non solo la condotta personale della vicesindaca, ma anche l’intero impianto politico su cui si è costruita la sua ascesa recente.
Il dato più inquietante è proprio questo: Veronica Biondo non è un personaggio marginale. È stata una delle principali interpreti dell’espansione forzista in un’area tradizionalmente complessa come quella della Valle di Suessola. A sostenerla, in maniera convinta, è stato proprio Giovanni Zannini, consigliere regionale e presidente della commissione Ambiente, oggi sempre più centrale nei giochi di potere interni a Forza Italia dopo il suo recente ingresso ufficiale nel partito.
Se dovesse essere confermata, la misura cautelare per Biondo, rischierebbe dunque di trasformarsi in una grana politica ben più grande di quanto appaia. A poche ore dalla presentazione delle liste per le Elezioni Regionali, e con un partito impegnato in un’operazione di maquillage dopo anni di logoramento interno, l’esplosione di un caso del genere getta ombre lunghe sulla selezione della classe dirigente territoriale.
È il segnale che il famoso “domino degli impresentabili”, quell’effetto a catena che esplode puntualmente alla vigilia di ogni appuntamento elettorale, è già cominciato. E se Veronica Biondo è solo la prima tessera a cadere, viene da chiedersi quante altre seguiranno. Perché in Campania, e non solo, certe candidature sono più che una scelta politica: sono spesso il termometro di un sistema. E quando il sistema crolla, non si salva nessuno.