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Napoli – Hanno fatto suonare piatti e posate in piazza, sotto Palazzo Santa Lucia a Napoli dimostrando che il mondo della ristorazione sano può fare anche proteste pacifiche. In piazza oggi la Fipe e le 35mile imprese della ristorazione che devono fare i conti con un calo del 48% nelle vendite di cibi e bevande con un impatto drammatico a valanga sull’intera filiera, dai tavoli dei locali fino alle aziende agricole e alimentari nazionali.

A far sentire la voce o meglio i piatti delle aziende salernitane i rappresentanti della Confcommercio Giuseppe Gagliano e Nino Marone. “Non ci permettiamo di sottovalutare la problematica sanitaria, ma rappresentiamo un corpo intermedio al quale spetta gestire le conseguenze delle chiusure e dei provvedimenti restrittivi che per quanto legittimi devono essere scaturiti da un confronto con le associazioni di categoria – ha detto Gagliano – dobbiamo sapere in anticipo le decisioni e non in diretta tv per consentire alle imprese di affrontare questi momenti che sono diventati drammatici”.

L’iniziativa è stata svolta in contemporanea in altre 22 città d’Italia. L’obiettivo della manifestazione è “ricordare i valori economici e sociali della categoria, che occupa oltre un milione e duecentomila addetti e chiede alla politica di intervenire in maniera decisa e concreta per salvaguardare un tessuto di 340mila imprese che prima del Covid19, nel nostro Paese generava un fatturato di oltre 90 miliardi di euro ogni anno”.