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Il dibattito fra sindacati e governo sul tema della Riforma delle Pensioni non accenna a spegnersi. Sul tavolo di lavoro si discute di Opzione Donna e di una proroga dell’APE Sociale, oltre a nuove opzioni di pensioni anticipate, in vista della fine della sperimentazione triennale di Quota 100 (la cui scadenza è prevista per dicembre 2021). Sotto la lente di ingrandimento i giovani e i lavoratori saltuari, attualmente tra i più penalizzati in fatto di previdenza, ma anche i cosiddetti lavori gravosi, per i quali potrebbe essere in programma un aumento delle categorie.

In ogni caso, l’obiettivo prefissato per il 2021 è quello di superare la finestra offerta da Quota 100 e programmare, allo stesso tempo, un’uscita più flessibile dal mondo del lavoro: si discute di Quota 41, che consentirebbe ai lavoratori di accedere alla pensione a qualsiasi età anagrafica e con 41 anni di contributi o, più probabilmente, di Quota 102, la quale, prevedendo il pensionamento a 64 anni di età con 38 anni di versamenti previdenziali, potrebbe essere più sostenibile per le casse dello stato.

Pensioni di vecchiaia

Le novità sulla riforma di vecchiaia prevedono invece che il contribuente, per avere accesso a questo trattamento pensionistico, debba essere in possesso dei seguenti requisiti: aver raggiunto l’età pensionabile prevista dalla legge, in questo caso di 67 anni (uguale sia per gli uomini sia per le donne) e aver maturato i requisiti di anzianità assicurativa e contributiva minimi, in particolare pari a 20 anni di contributi.

Tutto questo è parte di quanto previsto dalla Legge Fornero che, fra le tante novità introdotte negli scorsi, anni ha stabilito l’adeguamento dell’età pensionabile in base alla speranza di vita accertata dall’ISTAT e convalidata dall’EUROSTAT. Dal 2019, inoltre, per la prima volta, uomini e donne possono accedere alla pensione di vecchiaia con i medesimi requisiti di età, per i quali è previsto un aggiornamento ogni due anni.

Sistema retributivo, contributivo e misto: il calcolo della pensione

Per capire come calcolare l’importo della pensione di vecchiaia è importante considerare una serie di parametri. Tra questi, un limite temporale di riferimento ben preciso, il 31 dicembre 1995, che permette di distinguere fra tre diversi metodi di conteggio: quello che prevede l’applicazione del sistema contributivo, quello che si basa sistema retributivo e quello relativo al cosiddetto sistema misto.

Più nel dettaglio, il sistema retributivo stabilisce che il calcolo della pensione avvenga considerando il guadagno del lavoratore in un periodo di riferimento. In particolare, si considerano il cosiddetto coefficiente di rendimento, un’aliquota utilizzata ai fini del conteggio, il reddito medio degli anni che precedono la data di pensionamento e il numero di anni in cui sono stati versati i contributi.

Il sistema di calcolo contributivo, invece, si basa sulla quantità di contributi versati: la pensione è quindi calcolata mediante una serie di coefficienti di trasformazione, che tengono conto dell’età in cui il lavoratore esce dal mondo del lavoro.

In base ai due sistemi di calcolo, retributivo e contributivo, il conteggio della pensione prevede tre casi. Il primo è relativo a tutti i lavoratori che abbiano iniziato la loro attività dopo il limite temporale del 31 dicembre 1995, ai quali si applica il sistema contributivo puro; il secondo è invece riferito a quei lavoratori che al 31 dicembre 1995 non abbiano raggiunto 18 anni di contributi, per i quali si applica il sistema misto pro-rata, che prevede il calcolo retributivo fino alla data già citata e il contributivo per gli anni successivi.

Anche per quanto riguarda la terza categoria, quella relativa ai lavoratori che, al 31 dicembre 1995, abbiano maturato un numero di anni di contributi versati pari o superiore a 18, si utilizza il cosiddetto sistema misto pro-rata, in questo caso applicando però il calcolo retributivo per gli anni di contributi versati fino al 31 dicembre 2011 e quello contributivo per gli anni successivi.