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L’intervista rilasciata qualche giorno fa da Salvini, ospite del noto programma di Floris “DiMartedì“, è diventata in poco tempo una sorta di nuovo tormentone della rete. Mascherina sì, mascherina no, i “meme” impazzano.

Il volto disagiato del leader della Lega, incalzato dal conduttore che gli faceva notare come fosse contrario a ogni protocollo sanitario abbassare la mascherina per dialogare con una propria supporter, rappresenta l’istantanea del politico colto in fallo, impacciato e imbarazzato. 

Ad ogni modo, passato il disorientamento che ogni sano sentimento di vergogna si porta dietro, il Matteo nazionale sembra essersi ripreso. Anzi, di più: gongola. L’assist tanto sperato infine è arrivato: caroselli e assembramenti a Napoli per la vittoria conseguita nella Coppa Italia da parte della squadra partenopea. 

Dimentico della manifestazione del centrodestra tenutasi a Roma il 2 giugno, condita da assembramenti, selfie, abbracci, frizzi e lazzi, Salvini si fionda sulla preda come un segugio di razza. “Dov’era De Luca”? tuona rabbioso.

Eppure, appare ragionevole credere che i tifosi del Napoli non siano scesi in strada a festeggiare in seguito all’appello e alla chiamata del Governatore della Regione Campania. Esattamente, invece, cosa che accadde a Roma in quell’ormai famoso 2 giugno: quando migliaia di militanti scesero per le strade rispondendo proprio all’appello dei leaders. Tra questi, ovviamente, il più attivo nel “chiamare a raccolta” fu proprio Matteo Salvini.

Ciò che è accaduto ieri sera a Napoli non può che essere condannato. Le ragioni sono fin troppo evidenti e richiamarle sarebbe mero esercizio di paternalismo.

Ma Salvini che “coglie la palla al balzo” per montare una sterile polemica politica ci sembra quantomeno fuori luogo. Nella vita di morale ne basta una. Due sembrano decisamente troppe.