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Figura anche l’ex presidente della Regione Campania, attualmente consigliere regionale, Stefano Caldoro, tra i destinatari dei 13 inviti a dedurre emessi dalla Procura Regionale per la Campania della Corte dei conti nell’ambito di un’indagine dei militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli (coordinata dai pubblici ministeri Davide Vitale e Flavia Del Grosso). Gli accertamenti riguardano presunte irregolarità, tra il 2013 e il 2018, nella gestione del servizio idrico integrato in 76 comuni delle province di Napoli e Salerno che avrebbero provocato un danno erariale da 90 milioni di euro. 

Gli inviti a dedurre della Procura Regionale per la Campania della Corte dei conti riguardano anche Sabino De Blasi, presidente del Consiglio di Amministrazione della Gori Spa (accusata di avere dato luogo alle riscossioni malgrado il trasferimento delle competenze da parte della Regione non sia mai avvenuto) e altri componenti dell’esecutivo. Gli inviti a dedurre sono stati notificati dai finanzieri a Giovanni Romano, Guido Trombetti, Eduardo Cosenza, assessore al Comune di Napoli, Gaetano Giancane, Fulvio Martusciello, attualmente eurodeputato di Forza Italia e coordinatore regionale del partito, Anna Caterina Miraglia, Severino Nappi, Daniela Nugnes, Ermanno Russo, Pasquale Russo e Sergio Vetrella. Secondo i pm ministeri Davide Vitale e Flavia Del Grosso, e secondo i finanzieri, negli anni dal 2013 al 2018, la violazione della normativa ambientale nazionale che imponeva, tra le varie, il trasferimento di tutte le opere e infrastrutture idriche, gestite dalla Regione Campania, alla società concessionaria, la quale ne doveva assumere i relativi oneri, nel rispetto dei principi di efficacia, di efficienza e di economicità. Nonostante molteplici incontri, atti e delibere che stabilivano modalità e tempistica del trasferimento delle citate opere, la Regione Campania e la società concessionaria non hanno mai concretizzato quanto concordato, ad eccezione del trasferimento di pochissimi impianti. Il mancato trasferimento in concessione d’uso delle opere regionali al concessionario, da un lato, non ha permesso l’efficientamento del servizio idrico integrato e, dall’altro, ne ha fatto indebitamente e dannosamente ricadere i costi di gestione sul bilancio regionale gravando sulla fiscalità diffusa regionale e non sulla fiscalità diretta (la tariffa). In sostanza, la Regione Campania si è accollata, nel tempo, costi che avrebbero potuto trovare copertura nella tariffa da applicare all’utenza, con gravi ripercussioni sulle finanze regionali.