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Napoli – Li hanno attirati in trappola e poi trucidati senza alcuna pietà. I loro corpi non sono mai stati ritrovati. Un triplice omicidio di uomini del clan Lo Russo commesso nel 2009 e’ al centro di una indagine dei carabinieri di Napoli che a Mugnano e nelle carceri di Cuneo, L’Aquila, Terni, Tolmezzo (Ud) e Viterbo, hanno notificato una misura restrittiva emessa dal gip partenopea nei confronti di 7 tra elementi di vertice e affiliati ai clan Lo Russo e Amato-Pagano ritenuti responsabili, a vario titolo, di omicidio, porto e detenzione illegale di armi e munizioni nonché occultamento di cadavere, tutti reati aggravati da finalità mafiose. Il 15 marzo nove anni fa, a Mugnano, sparirono nel nulla Francesco Russo, il figlio Ciro e l’autista Vincenzo Moscatelli, tutti vicini alla cosca dei “capitoni” del quartiere di Miano di Napoli. Gli indagati sono Carmine Amato, 37enne, già detenuto nel carcere di Viterbo, il boss Cesare Pagano, 48enne, già detenuto nel carcere di Cuneo, Francesco Biancolella, un 66enne unico libero sinora, Lucio Carriola, 43enne, già detenuto a Terni, Mario Riccio, 26enne, pure lui a Terni, Oscar Pecorelli, 39enne, in carcere a Tolmezzo e Oreste Sparano, 32enne detenuto a L’Aquila. I sette arrestati agirono su richiesta dei fratelli boss Lo Russo, interessati a eliminare elementi diventati troppo autonomi in alcune attività illecite e quindi fastidiosi per le dinamiche del clan.