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Sala Consilina (Sa) – “Non possiamo tacere davanti all’avvelenamento della nostra terra. Basta silenzio, i cittadini denuncino”. Non usa mezzi termini, mostrando tutta la rabbia di una comunità, quella valdinese, costretta a subire passivamente l’avvelenamento della sua terra da parte di uomini senza scrupoli che si arricchiscono illecitamente ai danni della salute della gente e dell’ambiente, il presidente dell’associazione Codacons Vallo di Diano e docente dell’Università degli Studi di Salerno, Roberto De Luca.

Vallo di Diano finito più volte sulle prime pagine della stampa locale e nazionale, per lo smaltimento illecito di rifiuti pericolosi nei terreni.

L’ultimo episodio è avvenuto qualche giorno fa, a Polla, dove i Carabinieri della Compagnia di Sala Consilina guidati dal giovanissimo capitano Davide Acquaviva, hanno sequestrato 16mila litri di idrossido di potassio conservato all’interno di cisterne per l’irrigazione in un’azienda del Vallo di Diano, provenienti dalla Lombardia e destinati allo smaltimento illecito. Vicenda questa, al vaglio della Magistratura ma che ha fatto ripiombare i cittadini nella paura, preoccupati già da una serie di vicende giudiziarie che visto imprenditori accusati di smaltimento illecito di rifiuti pericolosi in alcuni terreni. “C’è bisogno di un intervento forte da parte della politica che condanni fermamente ciò che è accaduto-spiega De Luca. -In questo momento-dice-bisogna intervenire anche culturalmente sulla comunità affinché non si taccia più sull’inquinamento ambientale. Chi inquina-tuona-va fermato ad ogni costo perché tutti noi abbiamo il dovere di tutelare l’ambiente e la nostra salute sempre più a rischio››. Un territorio, il Vallo di Diano, già al centro di gravi vicende giudiziarie sul presunto smaltimento e interramento illecito di rifiuti pericolosi, finite nel 2007 al centro del Processo Chernobyl. Un’inchiesta condotta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere che indagò sullo smaltimento illecito da parte di numerose aziende, di fanghi utilizzati come fertilizzanti nei terreni, arrestando 38 persone. Vicenda giudiziaria che evidenziò come il traffico di rifiuti pericolosi avrebbe avvelenato molti terreni agricoli, dall’hinterland napoletano al Vallo di Diano collocati nei comuni di San Pietro al Tanagro, Teggiano, Sant’Arsenio e San Rufo, all’interno dei quali sarebbero stati sversati rifiuti speciali pericolosi ma che si è conclusa con l’assoluzione di tutti gli imputati per prescrizione. Terreni questi, oggi dissequestrati, di proprietà privata e sui quali i magistrati ne disposero le operazioni di bonifica che non sono ancora mai cominciate.

Inquinamento ambientale riscontrato qualche mese fa, anche dal medico dell’Asl, Rocco Panetta, nel macello comunale di Monte San Giacomo, in seguito all’analisi del cadavere di un bovino proveniente da un allevamento di Teggiano. Secondo le analisi dei sanitari e dell’istituto zooprofilattico infatti, il cadavere dell’animale presentava alti livelli di diossina e sostanze cancerogene in linea con il “profilo Caffaro”, quali policlorobifenili, in grado di provocare il cancro. Pbc dunque, provenienti dalla ditta Caffaro, cioè le stesse sostanze cancerogene che sono state interrate e sversate illecitamente nei terreni dell’hinterland napoletano ad Acerra, ad opera dai clan della camorra.

“Vogliamo sapere dalla Magistratura-chiede De Luca-se il Vallo di Diano è un territorio marginalizzato e marginale anche per gli eventuali interessi della camorra nello smaltimento illecito dei rifiuti. La nostra terra-conclude-ha il diritto di conoscere la verità e di essere tutelata”.

Indignazione quindi, ma anche la rabbia di una terra che chiede di essere tutelata e preservata da quello che sembra un vero e proprio disegno criminale destinato ad avvelenare l’ambiente e la salute della gente. 

di Mariateresa Conte