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Quando Alberto Zangrillo ha detto quelle cose sapeva che avrebbe fatto parlare di sé. Che poi, a pensarci, non è nulla di sbalorditivo di questi tempi. Tanti, troppi esponenti del settore sanitario ospiti dei salotti televisivi hanno avuto la stessa ambizione, il più delle volte scavalcando la staccionata del buon senso. 

Il primario del San Raffaele di Milano, direttore del reparto di terapia intensiva, non ha badato a fronzoli cancellando con un colpo di spugna tutti gli appelli ad affrontare con cautela la delicata fase delle riaperture: “Il virus è clinicamente morto, non esiste più”, ha detto citando studi autorevoli.

E qui veniamo al punto, che non è tanto la veridicità delle affermazioni, ma la tempistica. Dopodomani l’Italia abolirà i confini regionali a poco meno di novanta giorni dal lockdown. Ci si potrà spostare liberamente da nord a sud senza autocertificazioni che attestino l’urgenza del trasferimento né quarantena obbligatoria. Una situazione che spaventa comprensibilmente il governo, i sindaci e i presidenti di regione, alcuni dei quali hanno annunciato strette sui locali notturni e sulla vendita di alcolici, come quelle  – a loro modo discutibili – operate da De Luca per la Campania. 

In un momento come questo, in una fase in cui si rischia di fare confusione tra decreti e ordinanze, l’ultima cosa che serve sono le contraddizioni. E’ dello stesso parere il comitato tecnico scientifico: “Il virus circola ancora ed è sbagliato dare messaggi fuorvianti che non invitano alla prudenza”, ha detto lo pneumologo, nonché componente del CTS Luca Richiedi. “La pressione sugli ospedali si è ridotta drasticamente, è indubitabile, ma non va dimenticato che questo è il risultato di misure drastiche di contenimento adottate nel nostro Paese”

Una puntualizzazione inevitabile quanto opportuna. Nel Paese dei gilet arancioni che passano in un amen dall’ira alla lira, della memoria corta di chi fa baldoria senza freni e dei sindaci che scendono in piazza a cantare unendosi agli assembramenti, ogni messaggio può rivelarsi un boomerang. Provare a spegnerlo sul nascere non è soltanto utile, è il minimo che si possa fare.