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Colliano (Sa)- È stato ascoltato ieri, dinanzi al giudice della Terza Sezione penale del Tribunale di Salerno, il magistrato Cristina De Luca, il tenente della Guardia di Finanza, Gennaro Malandrino, teste della Procura che nel 2018, a seguito della denuncia di una famiglia di Colliano su un presunto raggiro medico, scoprì che una donna originaria degli Alburni che operava ed esercitava nei comuni del cratere salernitano con la qualifica di dottoressa specializzata in neuropatia, massoterapia e medicina legale, in realtà non aveva mai conseguito alcun titolo di studio o abilitazione in medicina.

Grazie alla denuncia della famiglia dell’Alto Sele e alle indagini condotte dalla Guardia di Finanza della compagnia di Eboli allora diretta dal comandante del nucleo mobile, il tenente Gennaro Malandrino, la finta dottoressa fu rinviata a giudizio ed è finita davanti ai giudici della terza sezione penale del Tribunale di Salerno dove è in corso un processo nel quale la donna, di 49 anni, è imputata per esercizio abusivo della professione medica e falso ideologico.

Tutto ebbe inizio nel 2018 quando una nota imprenditrice del settore della ristorazione di Colliano, madre di un bimbo che all’epoca dei fatti aveva solo due anni e che è affetto da una grave patologia di disabilità, dopo aver consultato vari medici specialisti per il figlio, si recò presso lo studio, sito nell’Alto Sele, della finta dottoressa che però, a tutti gli effetti al pubblico si presentava come medico, con tanto di camice bianco e targhettino, specializzato in neuropatia, massoterapia e medicina legale e laureata a Roma, con master a Boston in America.

Dottoressa, che secondo la testimonianza della madre del bimbo disabile, avrebbe rassicurato la famiglia di Colliano che il piccolo sarebbe tornato a camminare entro qualche anno, mettendo addirittura in dubbio gli esiti delle visite mediche effettuate al bambino presso dai sanitari dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma. Visite, presso la finta dottoressa, che alla famiglia di Colliano sono costate circa 480euro di parcella, salvo poi, la famiglia ricevere conferma del responso medico fatto a Roma anche da altri medici di strutture pubbliche e private che confermarono quanto messo nero su bianco dall’ospedale pediatrico romano.

A far insospettire la coppia di Colliano, alcuni atteggiamenti del finto medico tanto da spingere la madre del bimbo ad effettuare delle ricerche che però, non portarono ad alcun riscontro sui titoli e sulla professione della donna. Di lì, scaturì la denuncia della coppia alla Procura della Repubblica di Salerno che delegò la Guardia di Finanza di Eboli che avviò le indagini scoprendo che la “dottoressa” non era laureata e né era iscritta ad alcun albo professionale dell’ordine dei medici.

Dinanzi al giudice, il teste della Guardia di Finanza ha ripercorso ieri, tutte le attività che hanno caratterizzato l’indagine che vide anche una perquisizione presso la casa della finta dottoressa negli Alburni e presso l’abitazione di una famiglia di Colliano dove il finto medico aveva fittato due stanze nelle quali esercitava abusivamente la professione. Furono proprio le perquisizioni delle Fiamme Gialle a far scoprire la presenza relazioni mediche su vari pazienti, molti dei quali affetti da patologie oncologiche, a cui la finta dottoressa aveva prescritto terapie di guarigione con medicina alternativa, ed in particolare, secondo quanto riferito dal tenente al Pubblico Ministero, terapie che prevedano la somministrazione ai malati del latte di asina, e una prescrizione medica inviata all’Inps di Napoli a favore di una paziente affetto da apnea notturna. Prescrizione quest’ultima, in cui la finta dottoressa aveva secondo le Fiamme Gialle, indicato il proprio nome quale medico curante del paziente, utilizzando un falso codice regionale e riuscendo così, a farsi riconoscere un ventilatore polmonare.

La stessa dottoressa inoltre, secondo gli accertamenti condotti dal testimone chiave del processo, il tenente Malandrino, avrebbe inoltre sottoscritto una falsa dichiarazione di atto di notorietà presso il Comune degli Albuni dove è residente, dichiarando di aver conseguito un titolo presso l’università Cattolica di Roma che, interpellata dalle Fiamme Gialle, confermò che la donna non aveva conseguito alcun titolo e né aveva partecipato ad alcun master.

Indagini che portarono a processo il finto medico oggi sul banco degli imputati nel tribunale di Salerno dove prosegue l’udienza dibattimentale che ha visto, tra gli altri, la testimonianza della madre del bimbo disabile e di un consulente medico nominato dal tribunale.