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Pollica (Sa) – A più di 7 anni dalla morte di mio fratello non ci sono ancora i nomi dei colpevoli. Con questa marcia vogliamo tenere sempre desta l’attenzione nei confronti delle indagini”.  Con queste parole, il 10 febbraio scorso, Dario Vassallo, organizzò la “Marcia per Angelo” ad Acciaroli, nel Cilento, per chiedere che le indagini sull’assassinio dell’ ex sindaco di Pollica, avvenuto la notte del 5 settembre del 2010, non venissero archiviate.

In questi ultimi giorni si è iniziato ad aprire un nuovo capitolo sull’omicidio del sindaco pescatore di Pollica. E’ stata avviata, infatti, un’altra inchiesta, aperto un altro fascicolo: stesso filone, diverso il contesto. Si indaga sempre sull’omicidio ma, questa volta, l’ambito è circoscritto ad affari di droga. Spazzate via tutte le altre ipotesi sul movente che ha condotto alla morte Vassallo, l’attenzione ora si concentra tutta solo e soltanto sul filone relativo allo “spaccio”. E il nome del “vecchio” indagato, l’italo brasiliano Bruno Humberto Damiani, non figura. Dunque, dopo 8 anni la procura fa marcia indietro e riconosce l’estraneità del «brasiliano» alla vicenda. Almeno per quanto riguarda una sua responsabilità nel delitto.

Nel nuovo filone d’inchiesta, intanto, al momento, non ci sarebbero indagati ma l’attenzione degli investigatori si focalizza sul fatto che Angelo potrebbe aver parlato con il suo assassino. Lo dimostrerebbe il fatto che il finestrino lato guida della sua auto era abbassato e le chiavi inserite nel cruscotto a motore spento. Di sicuro chi ha ucciso il sindaco di Pollica non doveva essere un killer di professione ma una persona da lui conosciuta.

Intanto Quella tragica sera del 5 settembre, quando una mano assassina esplose 9 colpi di pistola uccidendo colui che da vivo era riuscito ad imporsi autorevolmente sulla scena politica e che da morto è divenuto un mito da imitare ed un simbolo di onestà.  Vassallo fu trucidato mentre percorreva a bordo della sua auto la strada che conduce alla sua abitazione. La pistola non è stata mai ritrovata, un altro mistero di questo delitto.

Nel corso di questi anni si è parlato di controversie sulla gestione di locali ad Acciaroli, in particolare dissidi alberghieri e screzi di paese; di una pista passionale; di un litigio avvenuto con alcuni spacciatori in un angolo nascosto del porto. Che possa esserci un movente legato allo spaccio della droga, sarebbe stato confermato dai calabresi del clan Muto all’indomani di alcuni arresti avvenuti a Cosenza ma, nonostante l’indagine sia stata assegnata poche settimane dopo l’omicidio del sindaco di Pollica all’Antimafia, una matrice chiaramente mafiosa non è mai emersa.