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Salerno – La commozione di Tano Pecoraro non ha sorpreso chi lo conosce. Salernitana-Genoa è stata la sua partita speciale. Bene ha fatto la Us Salernitana 1919 a consegnare a lui ed all’altro ‘salernitano’ su sponda rossoblù (Diodato Abagnara, ex segretario generale quando la sede era a Torrione) la maglia granata commemorativa.

Tano, quella maglia, se l’è stretta al cuore. Con al collo la immancabile macchina fotografica, si è voltato verso la tribuna sventolandola come un vessillo. I genoani avranno compreso. Quando c’è di mezzo il cuore non potrà mai esserci contratto che tenga.

Era emozionato, Tano. Come un un flashback gli saranno tornati alla mente i momenti in cui la professione era solo un pretesto in più per seguire i granata. Si sarà ricordato del cappotto scaramanticamente indossato pure a maggio, di Peppino Soglia, di Bruno Carmando e di Carminuccio Siberiano; del monovolume con il quale girava l’Italia e di quella macchina fotografica frantumata sulla testa di un ‘collega’ in riva all’Adriatico ben prima che Marulla spalancasse le porte della C.

Ha abbracciato il figlio Francesco che da Salerno ne gestisce l’azienda di famiglia, Christian ed i nipotini.

Cercando di chiudere i sentimenti in uno scrigno stretto, ha assistito al sorteggio per l’attribuzione delle metà campo. Qui ha capito qual era il lato della porta di attacco del Genoa. Il dovere chiama: eccoli, allora, i passi pesanti quanto la malavoglia di muoverli. Però ci è andato, sotto la Curva Sud Siberiano. Per 90 minuti da avversario. Mai da nemico.