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Castellabate (Sa) – Non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Con questa motivazione, con l’intervento della prescrizione che ne ha estinto il reato, il principe Angelo Granito di Belmonte, è stato assolto dall’accusa di omicidio colposo, per la morte del 15enne, Carlo Fulvio Velardi, un ragazzo napoletano che nel 2011, durante una vacanza a Punta Licosa perse la vita, finendo in un precipizio a causa del cedimento di una staccionata in legno alla quale si era appoggiato.

Per quel terribile incidente, in nove furono rinviati a giudizio a vario titolo, per omicidio colposo e concorso di cause. Finirono a processo davanti al giudice monocratico del Tribunale di Vallo della Lucania, il proprietario della strada privata ad uso pubblico dove era ubicata la staccionata, il principe Angelo Granito di Belmonte, il responsabile del servizio tecnico della Comunità Montana Alento-Monte Stella, i responsabili dell’ufficio manutenzione del Comune di Castellabate, il responsabile della Polizia Municipale e tre operai della Comunità Montana.

Il principe, secondo la magistratura cilentana, “per negligenza ed in violazione dell’obbligo su di lui incombente quale proprietario della strada” – non avrebbe controllato l’idoneità, né provveduto alla manutenzione e alla collocazione di apposita segnaletica del pericolo, e quindi alla mancata messa in sicurezza, della staccionata di legno che versava in uno stato di avanzato deterioramento a causa dell’impatto degli agenti atmosferici e della salsedine.

Un processo durato dieci anni e che in primo grado ha visto l’assoluzione degli operai e del responsabile tecnico della Comunità Montana e la condanna ad un anno e semi mesi di reclusione con pena sospesa, del principe, dei tecnici comunali e del responsabile della Polizia Municipale che, a vario titolo, secondo il pubblico ministero, avrebbero omesso di effettuare la necessaria manutenzione della staccionata in legno e le relative verifiche.

Condanne a cui il collegio difensivo rappresentato dagli avvocati, Francesco Pecora, Domenico Amatucci, Michele Avallone, Emilia Verrone e Francesco Iacopino, aveva fatto ricorso in appello.

Ieri, i giudici della Corte d’Appello di Salerno dove si è svolta l’udienza, hanno assolto il principe di Belmonte per intervenuta prescrizione, confermando per altri quattro imputati, la condanna di primo grado, oltre al pagamento delle spese legali. Condanne che, non è escluso, nelle prossime settimane vedranno i legali presentare ricorso in Cassazione.