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Salerno – La crisi da Covid e le ripercussioni sullo sviluppo dell’aeroporto Salerno-Costa d’Amalfi. “Il 24 ottobre 2019 avevamo concluso la fusione per incorporazione con l’aeroporto di Napoli con significativa previsione di crescita, considerato che Capodichino aveva raggiunto il suo limite di 11 milioni di passeggeri attestandosi al quarto posto tra gli aeroporti d’Italia” dice Andrea Prete, presidente della Camera di Commercio di Salerno e, proprio in forza della fusione, settimo membro del CdA di Gesac presieduto da Carlo Borgomeo. “Poi è arrivato il virus e, per circa tre mesi, a Napoli non è atterrato un solo aereo”, analizza, ospite al Sea Sun. A ruota, sì è fermata anche la struttura di via dell’Olmo. Al momento, nonostante i divieti governativi di collegamento con una lista di Paesi che si allunga giorno dopo giorno, Napoli sta gradualmente riprendendo le attività, programmando una cinquantina di partenze al giorno. Nella visione pre-Covid di Gesac, Salerno avrebbe dovuto assorbire già da maggio 2020 la grande mole di aviazione generale e di voli charter che continuava ad appesantire spazi e tempi di Capodichino: un buon affare per Salerno (potenzialmente diverse decine di migliaia di transiti) in attesa dell’appalto per il rifacimento – lunghezza e portanza – della pista. Ma proprio questi settori sono risultati tra i più penalizzati. Prete: “Degli 11 milioni di persone giunte all’aeroporto di Napoli nel 2019, ben 7 milioni erano turisti stranieri. Sono tutte presenze che oggi mancano sul territorio. Sarà già un ‘miracolo’ se quest’anno Napoli riuscirà a raggiungere la metà dei voli del 2019. Seppure in proiezione l’investimento su Salerno sarà, quindi, assolutamente valido. Oggi però subisce inevitabilmente una frenata”. Di fatto, si è perso un anno.