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Salerno – La notizia è una triste conferma: “Un bambino che vive nel Mezzogiorno ha un rischio del 70% più elevato rispetto a un suo coetaneo del centro-nord di dover migrare in altre regioni per curarsi. Ma ha anche un rischio del 50% più elevato di morire nel primo anno di vita”.

A diffonderla è la SIP – Società Italiana di Pediatria, da maggio guidata dalla napoletana Annamaria Staiano.  

L’approfondimento nell’ambito della conferenza stampa online ‘Diseguaglianze in Pediatria e migrazione sanitaria’ del il 2 luglio. 

Appuntamento a cui ha partecipato l’agenzia di stampa DIRE (sezione Minori e Pediatria) del cui resoconto questa testata pubblica alcuni estratti: “Disparità di partenza che la pandemia ha accentuato” sottolineano i pediatri che hanno lanciato un appello a usare i fondi della Next Generation EU “per garantire a tutti i bambini italiani lo stesso diritto alla salute sul territorio nazionale”.

Uno studio appena pubblicato su Italian Journal of Pediatrics (Pediatric interregional healthcare mobility in Italy, a cura di Mario De Curtis, Francesco Bortolan, Davide Diliberto e Leonardo Villani) ha valutato per la prima volta l’entità della migrazione sanitaria dei minori.

Il lavoro è stato condotto su tutti 7.871.887 bambini e ragazzi residenti in Italia nel 2019 con un’età inferiore a 15 anni.

I dati (ottenuti dal ‘Rapporto annuale sull’attività di ricovero ospedaliero – SDO 2019’ pubblicato dal ministero della Salute) hanno messo in luce che i bambini e i ragazzi residenti nel Mezzogiorno rispetto a quelli residenti nel centro-nord sono stati curati più frequentemente in altre regioni (11,9% contro 6,9%), numero che cresce sensibilmente soprattutto quando si considerano i ricoveri ad alta complessità, (21,3% vs 10,5% del centro-nord).

Il costo della migrazione sanitaria dal Mezzogiorno, dove risiede circa il 35% dei bambini/ragazzi, verso altre regioni è stato di 103,9 milioni di euro pari al 15,1% della spesa totale dei ricoveri e l’87,1% di questo costo (90,5 milioni di euro) ha riguardato la mobilità verso gli ospedali del centro-nord.

L’entità del trasferimento verso le strutture del centro-nord per alcune regioni del sud ha un impatto economico particolarmente elevato: per il Molise è pari al 45,9% di tutte le spese sanitarie per l’assistenza ai minori under 15, per la Basilicata al 44,2%, per la Calabria e l’Abruzzo a oltre un quarto (rispettivamente 26,9 % e 26,3%).

In termini assoluti la Campania, regione del sud con il più elevato numero di bambini 0-14 anni, è quella che spende di più per ricoveri fuori regione (25 milioni di euro pari al 12% dei costi sanitari per questa fascia di popolazione).

Mortalità – I tassi di mortalità neonatale e infantile (numero di morti rispettivamente nei primi 28 giorni di vita o nel primo anno di vita per mille nati vivi) in Italia sono tra i più bassi del mondo anche migliori di quelli osservati in Francia, Germania o Regno Unito. Si continua però ad osservare un’ampia variazione territoriale.

Se, come detto, i bambini che nascono e risiedono nel Mezzogiorno hanno un rischio di morire nel primo anno di vita del 50% più elevato di quelli che vivono nelle regioni del nord, le differenze diventano ancora più evidenti per i figli di genitori stranieri (+ 100%). Nel 2018 se il Mezzogiorno avesse avuto lo stesso tasso di mortalità infantile delle regioni del nord Italia sarebbero sopravvissuti 200 bambini. Ugualmente se i bambini figli di genitori stranieri avessero avuto lo stesso tasso di mortalità infantile dei bambini figli di genitori italiani si sarebbero avuti 88 decessi in meno nel primo anno di vita.

Annamaria Staiano: “L’idea che nascere e vivere in un particolare territorio del nostro Paese possa offrire una maggiore o una minore probabilità di cura e di sopravvivenza semplicemente non è accettabile.
Questi dati ci mettono di fronte alla necessità di esigere un cambiamento, una repentina inversione di rotta. Oggi abbiamo la straordinaria possibilità di usufruire dei fondi previsti dal Next Generation EU, quale migliore settore sul quale investire se non il mondo dei bambini? Quale migliore occasione per iniziare a limare il divario nord-sud se non partendo dal bambino nella prima infanzia?
Non è pensabile che nel 2021 la stragrande maggioranza delle strutture sanitarie del meridione non sia dotata di una cartella informatica. L’investimento tecnologico e in particolare il rilancio della telemedicina può rappresentare un validissimo strumento per favorire il processo di continuità ospedale-territorio, facilitare l’accesso ai servizi di cura, ed ottimizzare la gestione delle patologie croniche, consentendo, allo stesso tempo, di potenziare le cure domiciliari e di ridurre gli spostamenti non necessari, soprattutto per i pazienti che si trovano in aree geografiche sfavorevoli (Isole, Comuni montani, etc.).
Il mio auspicio è che i fondi di cui potremmo usufruire siano adoperati dai nostri governanti per attuare interventi urgenti e non più rinviabili per ridurre il divario nord-sud e garantire lo stesso diritto alla salute a tutti i bambini sul territorio nazionale”.

Fonte: Agenzia DIRE