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Salerno – Stallo. È la sensazione più percepita. A Salerno l’inchiesta giudiziaria sembra aver rallentato i ritmi e tramortito l’azione di governo della città. 

A diciotto giorni dal voto il sindaco ha prodotto la composizione della giunta, comunicando gli otto nominativi (tre tecnici). La giunta ha prodotto una unica ‘disposizione’ (non è dato sapere se adottata attraverso delibera, sul sito istituzionale non ve n’è traccia): “Il pagamento della prima rata, della rata unica della Tari 2021 nonché del canone unico patrimoniale potrà avvenire senza ulteriori oneri e aggravi entro e non oltre il 30 novembre 2021. L’Amministrazione Comunale sta valutando eventuali responsabilità della società incaricata per il ritardo riscontrato nella distribuzione dei bollettini”.

Iniziativa ufficialmente comunicata dallo staff del sindaco/segreteria particolare. L’ultimo ‘comunicato stampa’ risale al 15 ottobre.

Nel mezzo vi sono la chiusura del Comune ai giornalisti – oggi per il quarto giorno consecutivo –; la segnalazione di alcune opposizioni politiche dei ventilati casi di incompatibilità/inconferibilità riguardanti i neo-assessori Claudio Tringali e Michele Brigante e le segnalazioni della coalizione a sostegno della candidata alla carica di sindaco Elisabetta Barone, di presunte anomalie nel risultato elettorale.

Poi ci sono chili di carte (dati in aumento), gli audio e tutto quanto attiene all’inchiesta della Procura. Oggi in corso altri interrogatori.

Il livello mediatico di attenzione sulla città oramai non è più solo locale. In un vortice che alimenta se stesso, nel dettaglio giornalistico l’aspetto giudiziario è la base su cui evolvono ricostruzioni ed intrecci di natura politica.

Salerno incassa schiaffi. Tanti e rapidi che quasi non ne sente più il dolore. La città è in un corto circuito in cui anche le imminenti Luci d’Artista sembrano evento decontestualizzato, lontano, quasi inopportuno in una comunità che invece preferirebbe il sussurrio della riflessione profonda a strass e paillettes vacuamente luccicanti.

Il ‘sole’ non c’è più da giorni. Qui tutto è come se fosse sospeso, fermo. Cristallizzato a quella frase detta alle Rocce Rosse in chiusura di campagna elettorale “Che piaccia o meno, Salerno è De Luca”.

Potesse osservarsi da lontano, Salerno si vedrebbe – forse – come una città che si sta divorando da dentro.