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Buccino (Sa) – “Una scelta scellerata che avrà conseguenze negative sul territorio e sul relativo indotto economico e occupazionale del settore agroalimentare”. Lo definisce così Ivano Manno, ex attivista di Forza Nuova e attuale portavoce dell’area Sud Italia del movimento politico italiano “La Rete”, il progetto della società “Buoneco srl”, di realizzazione di un impianto aerobico a matrice organica, per il trattamento e la lavorazione di 113mila tonnellate di rifiuti, da collocare nell’ex lotto dell’azienda Agromatica nella zona industriale di Buccino.

Quello che presto potrebbe accadere nella zona industriale di Buccino dove sussistono due industrie agroalimentari e centinaia di aziende agricole biologiche e non, nelle vicinanze degli opifici – dice Manno – ha del surreale”.

Un progetto che nel 2016 venne presentato dalla società sarnese Buoneco srl  che aveva appena rilevato il lotto industriale dal Cgs, al Comune di Buccino, ai fini del rilascio delle autorizzazioni e del permesso a costruire, ma sul progetto l’Ente di palazzo di città non diede alcun parere, facendo proseguire l’iter di approvazione per “silenzio assenso”, salvo poi, esprimere successivamente un parere di diniego ma fuori dai termini di scadenza previsti dalla legge e modificando il Piano urbanistico comunale con una variante, approvata nel 2018, che ha trasformato l’area industriale di Buccino in “area di crisi non complessa-distretto industriale di tipo agroalimentare e artigianale”, alzando le barricate contro l’insediamento delle nuove industrie non agroalimentari. 

Negli uffici della Regione Campania però, l’iter di approvazione per la realizzazione dell’impianto è proseguito fino a febbraio 2019 quando la Commissione Via-Vas regionale ha dato il diniego all’autorizzazione Via-Vi per la realizzazione dell’impianto salvo però, fare “dietrofront” un anno dopo, quando a febbraio 2020, la commissione rileva che il decreto dirigenziale del 2019 era errato e concede “parere favorevole” alla valutazione di impatto ambientale e di incidenza, specificando che si trattava di un  “mero errore materiale di formulazione nel decreto del 2019”.

Una decisione quella degli uffici regionali, che ha fatto opporre il Comune di Buccino, i cittadini pronti alle barricate e l’industria conserviera Icab che minaccia la chiusura dello stabilimento in caso di realizzazione dell’impianto, mentre la società Buoneco ha avvitato un primo ricorso al Tar contro il Comune di Buccino chiedendo l’annullamento di tutti gli atti comunali contrari ai fini della realizzazione dell’impianto e un secondo ricorso contro al Comune e ora davanti al Consiglio di Stato, quest’ultimo sulla variante al Puc che è stata “bocciata” da una sentenza del Tar che ha dichiarato l’annullamento del provvedimento comunale, a seguito del ricorso promosso dalla società Buoneco, dalle fonderie Pisano e da altre 9 industrie che operano nella zona industriale volceiana. Bisognerà attendere ad ottobre invece, affinché il Tar si esprima sul caso “Buoneco”, a seguito dell’ingresso nel ricorso giudiziario di opposizione dell’industria conserviera Icab.

Cittadini e Istituzioni locali – spiega Manno – sono sul piede di guerra per preservare l’area protetta che gravita a ridosso della zona industriale dove scorre il fiume Bianco, affluente del Tanagro e del Sele, ma anche per tutelare le aziende agroalimentari e il relativo indotto di migliaia di posti di lavoro, stagionali e non. Noi de La Rete – chiosa – siamo al fianco dei cittadini di Buccino e di tutti quei territori che subiscono scelte scellerate e chiediamo alla Regione di mettere in campo misure che limitino i consumi quotidiani, cambiando le abitudini dei cittadini come la creazione di compostiere domestiche”.

Poi, l’affondo sulla questione rifiuti in Campania. “Il problema dello smaltimento e dello stoccaggio dei rifiuti è irrisolto. Con provvedimenti temporanei e mal pensati – tuona – si è riempita la provincia di Salerno di ecoballe e di rifiuti di ogni genere che stazionano ormai da anni in luoghi che prima erano incontaminati, rendendo intere aree maleodoranti ed invivibili. A questo – conclude Ivano Manno che mette in guardia sui pericoli – si aggiungono episodi “soprannaturali” quando puntualmente, in estate o nei periodi più caldi, i siti di stoccaggio rifiuti vanno in fiamme, emanando esalazioni velenose che i cittadini respirano e le cui ceneri finiscono anche sulle colture, provocando seri danni alla salute delle persone”.