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Salerno – Sono già cento le postazioni militari dei due conflitti mondiali individuate sul territorio salernitano grazie al progetto Mappami Salerno, una vera e propria geolocalizzazione delle aree di interesse militare e storico gestito dall’associazione Avalanche 1943. Il progetto rientra nelle attività promosse nell’ambito della collaborazione tra il MOA, il Museo dell’Operazione Avalanche, e la piattaforma “Hetor, Open Data per il Patrimonio Culturale della Campania”, presentate questa mattina nella sala conferenze del Sellalab. Hetor è un’iniziativa innovativa nata all’interno del progetto europeo «ROUTE-TO-PA», guidato dall’Università degli Studi di Salerno e dal Distretto ad Alta Tecnologia per i Beni Culturali. Questa collaborazione punta a raggiungere i cittadini e rendere disponibili dati sulle evidenze militari della Seconda Guerra Mondiale presenti in provincia di Salerno. “Domenica mattina con partenza alle ore 9 dal masso della Signora – ha annunciato Pasquale Capozzolo, presidente dell’associazione Avalanche 1943 ci sarà il primo Bunker tour, una passeggiata di trekking alla scoperta dei nuovi siti individuati.” Alla conferenza era presente anche Giuseppe Fresolone, direttore scientifico del MOA, il Museo ospitato dal 2012 in una porzione della Santissima Trinità di Eboli, complesso monumentale della fine del XV secolo, che ha ricordato che tutti possono aggiungere dati alla Mappa che vengono poi valutati e ratificati da un comitato scientifico. “E’ la prima piattaforma che mette ordine e che diventerà un riferimento scientifico per tutte queste notizie e magari anche un trampolino per il turismo militare legato a tutte le operazioni dello “Sbarco a Salerno”, quando 76 anni fa le truppe alleate cominciarono la risalita verso Napoli e il suo porto. Gli strateghi militari individuarono nel tratto di costa tra Maiori ed Agropoli l’area di maggior impatto per colpire l’esercito del Reich. Il grosso del contingente, tuttavia, si concentrò nell’area della Piana del Sele. Nonostante il ricordo di quegli eventi sia spesso sbiadito, sono ancora numerose le tracce materiali lasciate in tutto il territorio salernitano”.