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Campagna (Sa) – È la giornata del ricordo, del dolore ma anche della riflessione sul ruolo della prevenzione negli effetti post catastrofi naturali, nei comuni dell’area del cratere salernitano, colpiti la sera del 23 novembre 1980, da una forte scossa di terremoto della durata di circa un minuto che distrusse e rase al suolo parte dei comuni dell’Ipinia, del potentino e della Valle del Sele, provocando migliaia di morti, feriti e sfollati.

Tra i comuni salernitani che contarono morti e feriti, anche la città di Campagna il cui patrimonio storico, artistico e architettonico riportò danni, soprattutto nel centro storico. Morte, distruzione, macerie e polvere ovunque. Il sisma dell’Irpinia 39 anni fa, segnò per sempre il tessuto economico e sociale del territorio dell’area del cratere salernitano.

A ricordare l’accaduto, ripercorrendo quei tragici giorni, è uno dei residenti della città di Campagna, sopravvissuto al sisma, l’ingegnere e docente di chimica e fisica, Cosimo Tartaglia. “Avevo poco più di 24 anni – racconta il docente – la sera del terremoto mi trovavo con un amico e mia moglie in un bar situato nel cuore del centro storico della città di Campagna. Tutto scorreva tranquillo quando improvvisamente, la terra iniziò a tremare. Capii subito, dalle prime oscillazioni – spiega – che quella era una  scossa di terremoto. Durò pochi secondi ma abbastanza da creare danni, caos e una confusione generale. Mi precipitai fuori dal locale e urlai a tutte le persone presenti nel bar di uscire  e mettersi al riparo dalla caduta dei calcinacci. Mentre la gente provava ad uscire fuori però, le persone che stavano in strada correvano nei locali per ripararsi dai crolli delle case. Fu un caos. Non si riusciva né ad entrare nei locali e né ad uscire in strada”.

Scosse a cui seguirono i crolli e il danneggiamento di varie parti degli edifici pubblici e privati. –“Vedevo i muri delle case spaccarsi per metà e distanziarsi di circa 20 centimetri, mentre i tetti e parte dei solai sprofondavano. L’illuminazione pubblica si staccò e una polvere fitta e bianca si elevò dalla terra dopo la scossa – spiega Tartaglia. – La gente era impaurita e con le lacrime agli occhi. Dal cielo invece, la luna illuminava ogni cosa in strada e ci fece rendere conto subito della dimensione della catastrofe. Non mi persi d’animo -aggiunge Tartaglia – radunai la gente in un luogo all’aperto, sicuro e lontano dalle abitazioni, un piazzale collocato davanti al palazzo del Municipio. Dopo la prima forte scossa, ne seguirono altre di assestamento, mentre nei giorni a seguire, il freddo, la neve ed il gelo predominarono sulla disperazione stessa della gente sfollata dalla propria abitazione caduta o pericolante e costretta a dormire  in auto o nelle tende”. Poi, la conta dei danni”.

“Campagna – sottolinea Cosimo Tartaglia, – subì dei danni gravi ma rispetto ad altri comuni del cratere che furono rasi al suolo completamente, erano minimi. Nei giorni a seguire -spiega – lavorai insieme ad un gruppo di architetti, ingegneri e tecnici, alla conta dei danni e alla successiva progettazione di ricostruzione degli edifici danneggiati. Un’esperienza drammatica, quella del sisma – chiosa il docente – che in quegli anni ci ha insegnato quanto l’essere umano sia stato incapace di fare prevenzione negli effetti provocati dal sisma sul patrimonio architettonico”. Prevenzione e ricordo dei morti del sisma che domani, per tutta la giornata, vedrà in molti comuni del cratere salernitano, una giornata di preghiere, fiaccolate, lutti cittadini e convegni. 

Mariateresa Conte