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Il patto scellerato tra Raffaele Diana e Luigi Cardiello per concordare un progetto finalizzato allo smaltimento di rifiuti e la necessità di individuare i nuovi siti di stoccaggio facilmente raggiungibili dai camion proprio nella regione Basilicata si stringe a tavola, in un pranzo che si è consumato il 7 agosto del 2019 a Capitello, frazione di Ispani, nel Golfo di Policastro.

L’indagine Shamar che ha consentito ai carabinieri del comando provinciale di Salerno di fermare un disastro ambientale per il Vallo di Diano nasce dalla captazione di alcune conversazioni telefoniche intercorse tra Luigi Cardiello e Raffaele Diana nell’ambito del procedimento di un’altra inchiesta, quella sull’oro nero nel Vallo di Diano, relativa ad una serie di illeciti sul commercio di idrocarburi. Luigi Cardiello, soprannominato Re Mida è stato già coinvolto tra gli anni 90 e l’inizio degli anni 2000 in numerose inchieste di tipo ambientale come Re Mida, Cassiopea e Chernobyl ed è stato tratto in arresto insieme a Raffaele Diana ed altri indagati per disastro colposo ambientale, associazione per delinquere proprio finalizzata al traffico illecito di rifiuti allo smaltimento di fanghi tossici.

Nel corso del pranzo i due parlano di 200 ettari di terra situata in Basilicata in particolare a Tursi di proprietà di un amico di Cardiello ma anche la sua agevole raggiungibilità per la presenza di una superstrada e la facilità nell’ottenimento di finanziamenti necessari per realizzare il progetto. E si vantano nella conversazione sul tema: “Non si muoveva 1 kg di rifiuti per tutto il mondo se non decidevamo io e lui, è vero, questo no?”.

Quando inizia l’attività, Cardiello contatta un autotrasportatore per trasferire sei botti e gli fa credere che si tratti di acqua fertilizzante con concime. L’uomo comincia a nutrire dei dubbi quando versando tali liquidi avverte una forte puzza di diluente, ragione per la quale comincia ad avere paura. Il liquido aveva rimosso anche uno strato di vernice superficiale del camion. Da qui i suoi sospetti e l’invito da parte di Cardiello di realizzare un buco molto profondo a circa 50 m dalla casa per sotterrare tutto. L’uomo però impaurito dalla pericolosità del materiale si rifiuta. In alternativa gli viene proposto di versare quei liquidi all’interno di una fognatura senza sbocchi nel centro sportivo di San Rufo o in un deposito nella zona industriale di Polla.

Il Giudice ha ritenuto considerabili pienamente credibili queste dichiarazioni che sono state anche confermate dall’immagine estrapolate dal sistema di videosorveglianza della sua abitazione che ha immortalato le fasi della ricezione e dello svezzamento delle cisterne. Le analisi tecniche hanno permesso di ricondurre liquami contenuti nella categoria dei rifiuti speciali pericolosi classificabili come idrocarburi leggeri con pericolosità Hp 14 eco tossici.