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Benevento – Per chi la maglia azzurra l’ha vestita in 64 occasioni, alzando al cielo le braccia 23 volte per esultare dopo un gol, non vedere l’Italia ai prossimi Mondiali sarà un dolore ancora più grande. Niente “notti magiche” per gli italiani e per Francesco, o più semplicemente Ciccio, Graziani. Lui che di campionati del mondo ne ha disputati due, quello di Argentina ’78, chiuso in quarta posizione, e quello indimenticabile di Spagna ’82. Un successo replicato 24 anni dopo dall’Italia di Lippi, un ricordo al quale aggrapparsi sperando che dalle ceneri attuali possa risorgere un calcio diverso.

Non mi aspettavo l’eliminazione dell’Italia, eravamo tutti convinti di potercela fare. Dovevamo invece avere un pizzico di umiltà in più, ma non si può neanche dire che siamo stati fortunati nelle due gare con la Svezia“, commenta da Anteprima24.it lo stesso Graziani, “non partecipare ai Mondiali è una catastrofe ma questo, nel bene o nel male, fa parte del gioco del calcio. Sta di fatto che per il nostro movimento è un duro colpo da dover digerire“.

Eppure l’attesa scossa non si è registrata. Ventura è andato a casa ma chi si aspettava le dimissioni è rimasto deluso. Il ct è stato esonerato dal presidente Tavecchio, rimasto saldamente ancorato alla propria poltrona. “Mi aspettavo un gesto dignitoso e non che a prevalere fosse l’aspetto finanziario. Mi dispiace ma Ventura non doveva farsi esonerare, i soldi andrebbero messi in secondo piano rispetto alla dignità. E’ un aspetto che reputo molto importante, anche perché stiamo parlando di una persona che non ha guadagnato poco nella vita. Non mi aspettavo nemmeno la conferma di Tavecchio, mi auguro che il presidente vada via. Purtroppo c’è ancora gente che lo sostiene e lui resta attaccato alla poltrona. Mi auguro che lunedì, durante il consiglio federale, lo invitino a farsi da parte, sarebbe importante“.

Sarebbe indubbiamente il primo passo verso la rifondazione: “Occorrono un nuovo organigramma federale e un nuovo presidente che abbia idee futuristiche, con manager competenti al proprio fianco. Bisogna investire nei settori giovanili, anzi dovrebbe esserci l’obbligo per le società di investire nelle strutture. E poi servono gli stadi di proprietà“. Tra le proposte anche quella di ridurre il numero di squadre in serie A: “Potrebbe andare bene ma non sarebbe la soluzione ai nostri problemi. Personalmente sono favorevole a un torneo a 18 squadre ma i problemi sono ben altri. In questo momento mi auguro solo che vada a casa un presidente che non ci rappresenta“.

Messa alla spalle la disavventura azzurra, nel fine settimana tornerà a essere protagonista la serie A. Al comando c’è il Napoli di Maurizio Sarri: “Vedere giocare gli azzurri è indicativo, esprimono il calcio più bello d’Italia e creano il maggior numero di occasioni da rete ma è una squadra da valutare a ‘lunga scadenza’. Il primo posto è meritato, però la rosa, soprattutto in attacco, non offre rimpiazzi all’altezza dei titolari. Senza Insigne o Mertens, ad esempio, il livello di competitività si abbasserebbe, senza considerare i due gravi infortuni di Milik e Ghoulam. A gennaio occorrerà intervenire numericamente e qualitativamente perché squalifiche, infortuni e stanchezza potrebbero alla lunga incidere“.

Calciomercato, invece, che potrebbe non bastare al Benevento per raggiungere il traguardo della salvezza. “Non bisognava mandare via Baroni, si sapeva che sarebbe potuta essere una passerella importante questa stagione in A“, conclude Graziani, “se i diritti televisivi venissero ripartiti in maniera diversa qualcosa potrebbe cambiare in futuro, con 25-30 milioni a disposizione si sarebbe potuta allestire una squadra diversa. Bisogna godersi questa annata, portare a Benevento i grandi club italiani è già qualcosa di importante. La situazione in questo momento è fallimentare, con zero punti dopo dodici partite bisogna iniziare a guardarsi intorno, ma le cose non sarebbero cambiate neanche se di punti i giallorossi ne avessero avuti tre. La serie A va vissuta come una vetrina importante, con soddisfazione e con la consapevolezza da parte di tutti di poter essere di passaggio“.