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In merito all’articolo di ieri, riguardante l’iniziativa del Movimento Cinque Stelle che attraverso una interrogazione ha portato all’attenzione del parlamento la protesta della gente di Pantano, pubblichiamo una riflessione di Giovanni Moriello, tecnico ed esponente del Partito Democratico.

“In occasione del prossimo anniversario dell’alluvione, questo articolo permette di fare alcune riflessioni sull’argomento.
Non importa da chi arrivi questo appello.
L’importante è che si discuta e si prendano provvedimenti sul rischio reale a cui alcune zone del territorio sono sottoposte.
Vorrei far presente che la questione è in discussione da diversi anni e che ha visto istituzioni impegnate in una ipotesi progettuale di “manutenzione” della rete idraulica, in particolare del fiume Calore, con interventi di pulizia ed eliminazione di banchine detritiche e di vegetazione per assicurare una sezione idraulica adeguata.
L’ipotesi prevede il ricorso a imprese private del settore che intervengono a proprie spese con la compensazione dei materiali di risulta prelevati.
Tuttavia, dobbiamo essere chiari e precisi su questa questione, addirittura millimetrici nella descrizione delle cose previste.
Si, perché in caso di piena NON BASTA pulire l’alveo.
Abbiamo bisogno di azioni strutturali, quali lo sfiancamento dell’onda di piena e, soprattutto, una pianificazione che vieti attività edificatoria nell’area golenale più sensibile e sottoposta a piene centenarie.
L’alluvione del 2015 ci ha RICORDATO che l’uomo è un ebete o fa finta di non ricordare, di non avere memoria e costruisce addirittura nel greto degli alvei.
La natura riprende ciò che in suo dominio, sempre ed inevitabilmente.
Gli interventi da realizzare, pertanto, non attengono tanto la sfera della manutenzione, ordinaria e straordinaria, ma devono essere pensati progetti strutturali per “smontare” la piena idraulica che si determina in caso di piogge intense sui bacini.
Quindi, abbiamo bisogno di 2 diverse linee di intervento:
1 – la più importante azione è quella che possiamo realizzare nei bacini di raccolta delle piogge, geomorfologicamente è detta “testa” del bacino, il luogo dei centri urbani, del caseggiato, ove si impermeabilizza, insomma, aumentando la capacità di infiltrazione delle piogge nel terreno, aumentando la copertura vegetale, diminuendo le coltivazioni a fresatura lungo i pendii e, soprattutto, limitando pavimentazioni e coperture che aumentano i volumi di pioggia verso il basso e la velocità delle acque che può assumere una capacità di erosione e di dilavamento devastante. Questo vuol dire programmare PUC intelligenti ed efficaci.
2 – la seconda azione è quella di intervenire quando la piena si è formata, lungo il percorso del fiume, con azioni che possano destrutturare la piena e “sgonfiarla”, rendendola meno pericolosa e devastante. Ciò deve essere fatto con l’individuazione di zone di allagamento laterali al corso d’acqua, le cosiddette vasche di espansione delle piene, che sono efficaci ma non prive di effetti negativi, ai fini delle attività agricole e della loro usabilità.

Tutto questo, SIA CHIARO, ha bisogno non solo di esperti, di tecnici progettisti specializzati, ma di istituzioni che comprendano che il valore essenziale nella lotta, immane, per difendersi dalla natura, è il buon senso e una corretta pianificazione del territorio.
Per intenderci, se vogliamo realizzare progetti per cavare materiali pregiati in alveo e non stiamo attenti a come modifichiamo le sezioni idrauliche e, soprattutto, il profilo di equilibrio del fiume (termine sconosciuto agli ingegneri), produrremo DANNI IRREVERSIBILI maggiori di quelli attuali. 
Per finire, il problema dell’area cittadina di Benevento ha bisogno, appunto di questo, di gente che abbia una visione di ciò che si intende fare, solo cosi possiamo contemperare le esigenze economiche con la salvaguardia di vite umane e delle attività antropiche.
Dal punto di vista istituzionale, credo che l’unico consigliere regionale di Benevento, Mino Mortaruolo, ha sensibilità e intelligenza per poter affrontare, questo serissimo problema per le popolazioni, non più rinviabile.
Al di fuori di questo, solo chiacchiere e soliti tentativi di fare la politica spicciola, fatta di foto, proteste vuote, nastri volanti e parole che non hanno alcun senso, rischiando solo di concedere qualche affare ad amici e conoscenti”.