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Caserta – “Mi hai riconosciuto, sono Michele o’napulitan di San Felice a Cancello, mi devi dare due telefoni e un tablet per me e i miei amici di San Felice”. Bastava mostrare il volto e pronunciare il proprio soprannome a Michele Lettieri, arrestato oggi per associazione camorristica, per ottenere dal titolare di un negozio di telefonia di Santa Maria a Vico (nel Casertano) i prodotti richiesti. Emerge dall’ordinanza di arresto che oggi ha portato in carcere Lettieri e altre quattro persone, tra cui la 68enne Giovannina Sgambato, accusate di aver preso in mano le redini del clan Massaro dopo l’arresto del capoclan Clemente e dei suoi fedelissimi. La cosca è attiva tra la provincia di Caserta e i limitrofi comuni del beneventano. Nel provvedimento emesso dal Gip di Napoli su richiesta della Dda partenopea, si parla anche di una tentata estorsione al titolare di una concessionaria d’auto di Paolisi (Benevento), in cui si è sfiorato lo “scontro diplomatico” tra gli esponenti del clan Massaro e quelli del clan Pagnozzi, due cosche che da sempre gestiscono, senza contrasti, gli affari illeciti della Valle Caudina. Uno degli indagati, Domenico Servodio, 39enne di Arpaia e amico del titolare della concessionaria, chiede a quest’ultimo un’auto per la figlia di Lettieri; una tangente che però l’imprenditore non vuole concedere, in quanto era già stato avvicinato da esponenti dei Pagnozzi. Lettieri è così costretto a scusarsi con il clan alleato; intercettato in auto con l’altro arrestato Enzo Ruotolo, Lettieri dice chiaramente, riportando le parole riferitegli da Nicola Panella, affiliato dei Pagnozzi arrestato stamani, che “quello delle macchine sta tutto a posto”. Determinanti anche le conversazioni telefoniche tra Servodio e il cognato Vincenzo Tardi, ex elemento di spicco dei clan CarforzaDi Paola e Massarooggi collaboratore di giustizia. Tardi dice al parente di farsi i fatti suoi e tenersi alla larga dai Pagnozzi; “stai lontano da questa gente, togliti da questi casini”.