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Caserta – Due custodi della Reggia di Caserta, Giovanni Maiale e Raffaele Narciso, sono stati colpiti dalla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria prima e dopo l’orario di lavoro per condotte di assenteismo, che sarebbero state commesse nei mesi di settembre, ottobre e novembre 2016. Altri quattro dipendenti addetti al servizio di vigilanza sono invece solo indagati, dal momento che le loro condotte non sono state giudicate così gravi dal Gip che ha emesso le misure.

I reati contestati sono la truffa aggravata e continuata e le false attestazioni sulla presenza in servizio. L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, è stata realizzata in gran segreto dalla Squadra Mobile di Caserta guidata da Filippo Portoghese, che ha iniziato ad indagare dopo un furto notturno avvenuto a settembre 2016 nella bouvette della Reggia, nel corso del quale fu portato via l’incasso di giornata; gli investigatori avviarono le indagini sul raid, ma estesero gli accertamenti anche alla vigilanza interna al sito patrimonio dell’Unesco, visto che la bouvette è ubicata nei pressi dell’ingresso del Parco reale, dunque in un punto in cui sarebbero dovuti essere presenti dei custodi.

La Squadra Mobile si è servita delle telecamere interne al Palazzo Reale, ma anche di alcuni impianti installati appositamente per controllare il comportamento dei dipendenti. E’ così emerso che Maiale e Narciso, quasi 60enni, erano soliti passare il badge e poi allontanarsi dalla Reggia; spesso tornavano a casa a fare i propri servizi, o si andavano a mangiare una pizza, o a farsi una passeggiata, in ogni caso passavano poco tempo a lavoro; ritornavano in servizio solo per timbrare il badge e andarsene a casa, questa volta in modo “legale”. Gli investigatori hanno dovuto pedinarli per capire se le assenze fossero giustificate, e ogni volta hanno scoperto che non lo erano. L’informativa di reato è stata trasmessa dalla Mobile alla Procura tra dicembre 2016 e gennaio 2017. Non è improbabile che i due, ignari dell’indagine in corso, abbiano continuato ad assentarsi dal lavoro, essendo la loro una consuetudine giornaliera.