Il 2024 si è chiuso per il settore orafo italiano, incluso il comparto della bigiotteria, con una crescita del fatturato del 4,4%, in controtendenza rispetto ai settori del sistema moda che hanno registrato un calo del -9,1%. L’anno 2024 ha segnato anche un altro record sostanzialmente negativo: per la prima volta dopo il 2020, la domanda mondiale di gioielli in oro non ha superato le 2 mila tonnellate, con un negativo di -11,1% rispetto al 2023. Ma il dato che lascia ben sperare é quello che riguarda l’export italiano di gioielli in oro che ha raggiunto i massimi storici con 13,7 miliardi di euro grazie al ruolo di hub di questo mercato e alla forte domanda di oro indotta dalle tensioni inflative.
Tra i mercati di sbocco, si registra il buon andamento delle vendite verso gli Emirati Arabi Uniti con un +9,7% che superano le esportazioni verso Stati Uniti e la Svizzera. Arezzo si conferma il distretto più rilevante in termini di esportazioni che sono più che raddoppiate con un +119% e hanno raggiunto il valore di 7,7 miliardi di euro. In crescita anche le esportazioni di Vicenza con un +15% e sostanzialmente stabile il distretto di Valenza con una perdita lieve pari al -2%.
“Restiamo assolutamente competitivi nel mercato globale dell’oro e delle pietre preziose – commenta Romualdo Pettorino, presidente CNA Orafi Campania – con il distretto orafo campano che inizia a macinare prestigio e mercato”. Per adesso la nostra priorità – continua il presidente Pettorino – é la formazione delle nuove generazioni, in una filiera come quello dell’artigianato, nella quale Il business a tutti i costi ha preso il sopravvento sull’eredità qualificata e sulla nostra grande tradizione millenaria”. “Noi di CNA orafi continuiamo a seguire con attenzione i mercati, nella consapevolezza di lasciare ai nostri giovani e alle generazioni che seguiranno un ambiente ideale che favorisca l’impresa come la creatività tipica di questo settore. Dopotutto il Made il Italy non é una industria ma il marchio del sistema Italia fatto di creazioni di eccellenza e non di produzioni industriali” – ha poi concluso Pettorino.