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Benevento –  È l’eterna incompiuta di Benevento. Uno sfregio alla città. Alla sua bellezza, alla sua storia. Sguardo dritto negli occhi del Duomo. Se provi a scattare una foto alla Cattedrale dal Corso Garibaldi viene fuori anche lei. Immancabilmente. A rovinare la cartolina. A ribadire che Benevento è terra di potenzialità enormi. Così come di enormi contraddizioni. Difficile persino definirla con esattezza. Tecnicamente dovremmo parlare di cantiere. Ma il termine “mamozio”, ormai istituzionalizzato, rende meglio l’idea.

D’altronde parlare di piazza Duomo sarebbe fuorviante: la piazza non c’è. Al suo posto uno sgraziato e gigantesco punto interrogativo. Pure maggiorenne, da poco. Ma di feste neanche a parlarne. Lo spazio di un articolo non sarebbe sufficiente a ripercorrere le farraginose vicende burocratiche, politiche, giudiziarie che hanno determinato lo stato di fatto che si palesa ogni giorno dinanzi agli occhi dei beneventani e dei turisti in visita alla città. Ampio anche il capitolo delle responsabilità: vi troverebbero spazio tutti gli amministratori che si sono susseguiti alla guida di palazzo Mosti dalla fine degli anni novanta ad oggi.

Dal centrodestra al centrosinistra. “Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”. Vale per tutti. Qualcosa si è mosso negli ultimi due anni. Con l’arretramento del cantiere prima, con la rimozione della gru oggi. E per domani? Cosa dobbiamo aspettarci? “Serve un concorso di idee” – ha spiegato ai cronisti il sindaco Mastella. Via il dibattito? E a che pro? Magari fosse questo il problema. L’urgenza oggi è completare la struttura e dunque reperire le tante risorse (8/9 milioni) utili a raggiungere l’obiettivo. Poi ci confronteremo su tutto. Altrimenti rischiamo di fermarci alle fantasie. Che volano libere. Come spendere soldi di una lotteria di cui non si è comprato il biglietto.