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Napoli – Era in prova ai servizi sociali ma nonostante questo il ruolo nel clan era di spicco tanto che i magistrati autorizzarono intercettazioni a suo carico. “Oggi fai il latte, l’alluminio e il legno”. Erano ovvero gli ordini di Giovanni a Cesarano a Luigi De Martino e al suo affiliato di fiducia Aniello Falanga, e la lista che lui aveva pronunciato era quella degli imprenditori che avrebbe dovuto taglieggiare. La guardia di Finanza di Torre Annunziata ha arrestato questa mattina 20 persone ritenute affiliate al gruppo di camorra Cesarano di Castellammare di Stabia (Napoli).
 

Il capo, Giovanni Cesarano è colui il quale decideva a chi chiedere o no le estorsioni. Sta scontando 25 anni per un omicidio commesso in Germania e quando impartiva ordine era in prova ai servizi sociali. Ogni giorno prende servizio come operaio in una ditta che lavora l’alluminio. Ma prima di entrare in servizio si incontra con Falanga e gli fa la lista degli imprenditori, settore per settore, da taglieggiare. Il clan Cesarano inoltre comprava cocaina dal clan Contini di Napoli e la vendeva oltre che a Castellammare di Stabia anche a Pompei, Scafati e Santa Maria La Carità. I capi della cosca aveva anche stretto un accordo ‘militare’ ed economico con il clan dei Pecoraro-Renna del Salernitano i quali venivano usati come ‘picchiatori’ così da riuscire a convincere gli imprenditori che non volevano piegarsi al pizzo. Le indagini dei finanzieri di Castellammare di Stabia iniziano nel luglio del 2014, quando viene arrestato il boss del Cesarano, Nicola Esposito, detto “il mostro” e contemporaneamente esce dal carcere Luigi Di Martino.